SCUOLA
E UNIVERSITA':
BERLUSCONI VUOLE LA GUERRA?
L'AVRA'!
Subito un grande sciopero generale di tutto il mondo del lavoro
L'AVRA'!
Subito un grande sciopero generale di tutto il mondo del lavoro
per imporre il
ritiro del decreto Gelmini e poi
cacciare il governo poliziesco!
Non
pagheremo noi la loro crisi!
di Fabiana Stefanoni*
Non è un fatto nuovo nella storia: quando i lavoratori scendono in piazza e occupano i luoghi di lavoro, i governi dei padroni usano i manganelli. Questo è vero per i governi di tutti i colori, di centrodestra e di centrosinistra.
Berlusconi crede di spaventarci: dopo le cariche a Milano
contro studenti inermi ha annunciato di essere pronto ad usare la forza
contro le migliaia di studenti e lavoratori che stanno occupando le scuole e le
università. Crede di spaventarci, ma dimentica che non abbiamo più nulla da
perdere. Se passa il "massacro Gelmini" della scuola pubblica tutti noi
200 mila lavoratori precari della scuola - che da decenni aspettano la grazia di
un'assunzione in ruolo - diventeremo semplicemente dei
disoccupati.
L'introduzione del maestro unico alle elementari è solo il primo atto di un piano che prevede, di fatto, la scomparsa - per il governo - del problema del precariato: con la riduzione delle ore di lezione settimanali, l'accorpamento delle classi di concorso, l'aumento del numero massimo di alunni per classe (già innalzato a 33 con Fioroni, ora si arriverà a 35!) non ci saranno più assunzioni a tempo determinato. Il risparmio previsto, sulla pelle dei lavoratori, è di 8 miliardi di euro. Il processo cui il governo ha dato il via prevede la privatizzazione di tutto il sistema scolastico e universitario. Le scuole, già col decreto Bersani durante il governo Prodi (sostenuto da Rifondazione, col ministro Ferrero), sono state trasformate in fondazioni di diritto privato, con la conseguente apertura a finanziamenti da parte dei privati. Ora la stessa sorte tocca alle università, che verranno completamente privatizzate: la sorte dei tanti ricercatori e borsisti dell'università, che portano avanti la ricerca per 800 euro al mese, è analoga a quella della scuola, cioè disoccupazione.
L'introduzione del maestro unico alle elementari è solo il primo atto di un piano che prevede, di fatto, la scomparsa - per il governo - del problema del precariato: con la riduzione delle ore di lezione settimanali, l'accorpamento delle classi di concorso, l'aumento del numero massimo di alunni per classe (già innalzato a 33 con Fioroni, ora si arriverà a 35!) non ci saranno più assunzioni a tempo determinato. Il risparmio previsto, sulla pelle dei lavoratori, è di 8 miliardi di euro. Il processo cui il governo ha dato il via prevede la privatizzazione di tutto il sistema scolastico e universitario. Le scuole, già col decreto Bersani durante il governo Prodi (sostenuto da Rifondazione, col ministro Ferrero), sono state trasformate in fondazioni di diritto privato, con la conseguente apertura a finanziamenti da parte dei privati. Ora la stessa sorte tocca alle università, che verranno completamente privatizzate: la sorte dei tanti ricercatori e borsisti dell'università, che portano avanti la ricerca per 800 euro al mese, è analoga a quella della scuola, cioè disoccupazione.
Lavoratori e studenti uniti nella lotta
Se Berlusconi è costretto a passare alle minacce, è perché vede che, dall'altra parte della barricata, c'è un movimento forte. Le scuole e le università sono occupate, studenti, insegnanti e genitori sono uniti nella lotta, nella consapevolezza che l'unica strada percorribile per salvare la scuola pubblica dal massacro è continuare le mobilitazioni ad oltranza. Lo straordinario risultato dello sciopero del 17 ottobre, con centinaia di migliaia di manifestanti in piazza, ha dimostrato al governo che i lavoratori e gli studenti non intendono accettare lo smantellamento della scuola dei figli dei lavoratori per regalare soldi alle scuole private dei padroni e del Vaticano o ai banchieri in crisi. Occorre, sull'onda di quell'importante risultato, moltiplicare le occupazioni, le esperienze di autogestione e il blocco della didattica fino al ritiro del decreto Gelmini: è importante che il movimento di lotta segni questo punto a favore dei lavoratori.
Serve uno sciopero generale a
oltranza!
Il decreto deve essere approvato entro il 31 ottobre e, non a caso, il governo ha annunciato che verrà votato (con la fiducia) il 29, un giorno prima dello sciopero generale della scuola indetto da Cgil, Cisl e Uil. Come già abbiamo detto, è gravissimo che le burocrazie dei sindacati confederali abbiano deciso di indire uno sciopero quando i giochi saranno fatti, col risultato di boicottare in parte lo sciopero del 17 ottobre e dividere il fronte dei lavoratori. Ma ora è necessario costruire un percorso di lotte in vista dello sciopero del 30 ottobre, trasformandolo da rituale vuoto in un ulteriore rilancio della lotta. Siamo consapevoli - ed è una consapevolezza che si diffonde sempre più tra i lavoratori in mobilitazione - che solo uno sciopero generale a oltranza (come quello sperimentato con successo qualche anno fa in Francia) di tutto il mondo del lavoro, che blocchi l'Italia e la produzione, potrà fermare gli attacchi del governo Berlusconi, non solo nella scuola pubblica.
Il decreto deve essere approvato entro il 31 ottobre e, non a caso, il governo ha annunciato che verrà votato (con la fiducia) il 29, un giorno prima dello sciopero generale della scuola indetto da Cgil, Cisl e Uil. Come già abbiamo detto, è gravissimo che le burocrazie dei sindacati confederali abbiano deciso di indire uno sciopero quando i giochi saranno fatti, col risultato di boicottare in parte lo sciopero del 17 ottobre e dividere il fronte dei lavoratori. Ma ora è necessario costruire un percorso di lotte in vista dello sciopero del 30 ottobre, trasformandolo da rituale vuoto in un ulteriore rilancio della lotta. Siamo consapevoli - ed è una consapevolezza che si diffonde sempre più tra i lavoratori in mobilitazione - che solo uno sciopero generale a oltranza (come quello sperimentato con successo qualche anno fa in Francia) di tutto il mondo del lavoro, che blocchi l'Italia e la produzione, potrà fermare gli attacchi del governo Berlusconi, non solo nella scuola pubblica.
Non pagheremo noi la loro crisi!
Il ministro Sacconi, consapevole del fatto che si annuncia
una stagione di lotte, ha già annunciato l'intenzione di mettere in discussione
il diritto di sciopero. I lavoratori non staranno a guardare. La crisi del
sistema capitalista colpisce non solo i lavoratori del pubblico impiego, ma
anche tutti gli altri lavoratori, a partire dagli operai: le lotte oggi
cominciano nelle scuole, proseguiranno nelle fabbriche. Si annuncia una stagione
di licenziamenti, cassa integrazione, fallimenti: i padroni vorranno farci
pagare la crisi, ma noi quella crisi non intendiamo pagarla, come recitano gli
striscioni degli universitari in lotta.
Nelle lotte di oggi e in quelle di domani i rivoluzionari
interverranno per contribuire, con lealtà e abnegazione, a costruire comitati di
lotta, occupazioni e assemblee permanenti. E per far crescere quella
consapevolezza che già sta prendendo vita: né i governi di centrodestra né
quelli di centrosinistra potranno dare risposte a chi oggi sta pagando la crisi
del sistema, cioè i lavoratori e i giovani. Solo una prospettiva
rivoluzionaria, che apra la strada a una economia socialista, pianificata in
base alle esigenze delle masse e non al profitto di pochi, diretta da un governo
dei lavoratori, ci farà evitare il baratro verso cui il capitalismo in
bancarotta sta spingendo l'umanità.
*Insegnante precaria, attiva nelle lotte dei precari della scuola di Bologna e Modena
*Insegnante precaria, attiva nelle lotte dei precari della scuola di Bologna e Modena