Rimini, 5-6
settembre
Europa in crisi.
Europa in crisi.
Riforme o
rivoluzione?
Cronaca della due giorni organizzata dal Pdac
Cronaca della due giorni organizzata dal Pdac
a cura
della redazione web

Sabato 5 e domenica 6 settembre, a
Rimini, si è tenuta l'assemblea nazionale sull'Europa organizzata da Alternativa
Comunista. Al centro della discussione, che ha visti impegnati un centinaio di
compagne e compagni, il tema “Europa in crisi. Riforme o rivoluzione”, che
consideriamo cruciale nell'attuale fase del conflitto di classe, e in
particolare nelle nuove dinamiche che si sono delineate nel continente europeo.
Tra gli intervenuti nel dibattito (ne citiamo solo alcuni, scusandoci con gli altri) attivisti di importanti realtà sindacali e di lotta, in particolare: Marco Manodoro, del Comitato operaio della Bridgestone di Bari, in lotta contro un piano aziendale (concertato coi burocrati sindacali) che vuole peggiorare drasticamente le condizioni di lavoro di centinaia di operai sotto la minaccia del licenziamento; Nicoletta Dosio, storica compagna del Movimento No Tav, da più di vent'anni in lotta contro i diversi governi che hanno tentato di imporre una grande opera inutile contro la volontà popolare della Valle; Tiziano Terri, cassintegrato della Electrolux e attivista della Cub Toscana nonché membro del coordinamento nazionale di No Austerity; Annalisa Roveroni, attivista del movimento in solidarietà con la rivoluzione siriana. Insieme a loro, decine di altri compagni provenienti da tutto il Paese e che hanno partecipato in modo costruttivo alle intense due giornate di discussione teorica e politica. Tra gli ospiti, la compagna Julia Eberhard, membro della Segreteria nazionale delle donne del Pstu (il nostro partito fratello in Brasile) nonché attivista del Movimento Donne in Lotta (Mml).
Tra gli intervenuti nel dibattito (ne citiamo solo alcuni, scusandoci con gli altri) attivisti di importanti realtà sindacali e di lotta, in particolare: Marco Manodoro, del Comitato operaio della Bridgestone di Bari, in lotta contro un piano aziendale (concertato coi burocrati sindacali) che vuole peggiorare drasticamente le condizioni di lavoro di centinaia di operai sotto la minaccia del licenziamento; Nicoletta Dosio, storica compagna del Movimento No Tav, da più di vent'anni in lotta contro i diversi governi che hanno tentato di imporre una grande opera inutile contro la volontà popolare della Valle; Tiziano Terri, cassintegrato della Electrolux e attivista della Cub Toscana nonché membro del coordinamento nazionale di No Austerity; Annalisa Roveroni, attivista del movimento in solidarietà con la rivoluzione siriana. Insieme a loro, decine di altri compagni provenienti da tutto il Paese e che hanno partecipato in modo costruttivo alle intense due giornate di discussione teorica e politica. Tra gli ospiti, la compagna Julia Eberhard, membro della Segreteria nazionale delle donne del Pstu (il nostro partito fratello in Brasile) nonché attivista del Movimento Donne in Lotta (Mml).
La lotta di
classe in Europa: un processo di progressiva
radicalizzazione
Dopo la presentazione iniziale della
compagna Patrizia Cammarata, che ha anticipato i principali temi di questa Due
giorni, si è tenuta la prima relazione, del compagno Matteo Bavassano, che ha
riguardato le dinamiche della lotta di classe in Europa negli ultimi anni.
Dinamiche che hanno visto al centro milioni di donne, giovani e lavoratori, in
lotta contro le politiche di austerità imposte dalla troika e dai governi ad
essa sottomessi. Sono stati citati il caso del Portogallo, della Spagna e del
movimento degli Indignados che nel 2011-12 ha riempito le piazze del Paese,
della Grecia e di altre situazioni che hanno conosciuto una importante
radicalizzazione nella lotta contro questo sistema in profonda crisi, sociale,
economica e politica. Nella sua relazione Bavassano ha anche analizzato come
questi movimenti si siano andati a combinare con i processi rivoluzionari che
hanno scosso il Nord Africa e il Medio Oriente a partire dalla fine del 2010, la
cosiddetta Primavera araba, e con il movimento di Occupy Wall Street, che ha
rappresentato un caso inedito di lotta di classe nel cuore dell'imperialismo.
Inoltre si sono citati anche gli importanti processi in corso nell'America
latina, ed in particolare in Brasile, dove a partire dal giugno 2013 imponenti
mobilitazioni hanno posto in discussione il governo di Dilma Roussef e del Pt di
Lula, per anni preso come esempio di buona politica riformista da gran parte
della sinistra mondiale (e anche italiana). Lotte, quelle in Brasile, che vedono
alla sua direzione un influente e combattivo partito, il Pstu, sezione
brasiliana della Lega internazionale dei lavoratori, di cui il Pdac è sezione
italiana.
Il neoriformismo europeo e le sue prospettive: il caso di Syriza in
Grecia
Questi importanti processi, per quel
che riguarda l'Europa, in assenza di un partito rivoluzionario che si ponesse
alla testa delle lotte, hanno visto crescere elettoralmente, come sottoprodotto,
il progetto neoriformista implementato da formazioni politiche come Podemos in
Spagna e Syriza in Grecia. Il caso specifico della Grecia e dello sviluppo di
Syriza, fino alla capitolazione di Tsipras alle direttive della troika, è stato
analizzato dalla seconda relazione, tenuta dal compagno Adriano Lotito.
Lotito è partito dal delineare la forte crisi del debito che ha colpito il paese ellenico come conseguenza della progressiva penetrazione delle banche imperialiste, in particolare tedesche, e che si è tradotta in politiche di attacco feroce alle condizioni materiali della classe lavoratrice. In conseguenza di questa guerra sociale promossa dall'imperialismo, le masse popolari greche hanno intrapreso un percorso di radicalizzazione della lotta che ha portato a ben 35 scioperi generali nel giro di pochi anni, a centinaia di scioperi di categoria, e ad una ininterrotta mobilitazione che ha visto decine di migliaia di persone cingere d'assedio il parlamento e cercare di prenderlo d'assalto (maggio 2010). Come espressione distorta di questo movimento, si ha, a partire dal 2012, la rapida ascesa elettorale di Syriza, fino alla vittoria alle elezioni dello scorso gennaio. Un partito nel quale la stragrande maggioranza della sinistra europea si è identificata e in cui le masse popolari greche hanno visto, secondo noi a torto, le ragioni della loro lotta e del rifiuto delle politiche di austerità. Le illusioni nei confronti di questa prospettiva riformista sono però presto cadute con l'esperienza governativa appena conclusasi e la vergognosa firma dell'accordo del 13 luglio, che peggiora una volta di più le condizioni della classe lavoratrice e delle categorie sociali più deboli in Grecia. Lotito ha poi compiuto un breve excursus storico, mostrando come tutti i casi che hanno visto la sinistra andare al governo dentro il capitalismo e cercare di riformare il sistema senza una rottura rivoluzionaria, si siano tradotti in gravi sconfitte per il movimento operaio. Di qui il motivo per cui, fin da prima che si formasse il governo Tsipras, la nostra posizione è stata quella di una inflessibile opposizione nei confronti di un progetto del genere. Un'opposizione che oggi deve sfociare nella costruzione, a sinistra di Syriza, di quella direzione rivoluzionaria che manca e di cui c'è un assoluto bisogno.
Lotito è partito dal delineare la forte crisi del debito che ha colpito il paese ellenico come conseguenza della progressiva penetrazione delle banche imperialiste, in particolare tedesche, e che si è tradotta in politiche di attacco feroce alle condizioni materiali della classe lavoratrice. In conseguenza di questa guerra sociale promossa dall'imperialismo, le masse popolari greche hanno intrapreso un percorso di radicalizzazione della lotta che ha portato a ben 35 scioperi generali nel giro di pochi anni, a centinaia di scioperi di categoria, e ad una ininterrotta mobilitazione che ha visto decine di migliaia di persone cingere d'assedio il parlamento e cercare di prenderlo d'assalto (maggio 2010). Come espressione distorta di questo movimento, si ha, a partire dal 2012, la rapida ascesa elettorale di Syriza, fino alla vittoria alle elezioni dello scorso gennaio. Un partito nel quale la stragrande maggioranza della sinistra europea si è identificata e in cui le masse popolari greche hanno visto, secondo noi a torto, le ragioni della loro lotta e del rifiuto delle politiche di austerità. Le illusioni nei confronti di questa prospettiva riformista sono però presto cadute con l'esperienza governativa appena conclusasi e la vergognosa firma dell'accordo del 13 luglio, che peggiora una volta di più le condizioni della classe lavoratrice e delle categorie sociali più deboli in Grecia. Lotito ha poi compiuto un breve excursus storico, mostrando come tutti i casi che hanno visto la sinistra andare al governo dentro il capitalismo e cercare di riformare il sistema senza una rottura rivoluzionaria, si siano tradotti in gravi sconfitte per il movimento operaio. Di qui il motivo per cui, fin da prima che si formasse il governo Tsipras, la nostra posizione è stata quella di una inflessibile opposizione nei confronti di un progetto del genere. Un'opposizione che oggi deve sfociare nella costruzione, a sinistra di Syriza, di quella direzione rivoluzionaria che manca e di cui c'è un assoluto bisogno.
L'Unione
europea: una “macchina da guerra” contro le masse popolari
La relazione conclusiva della
giornata di sabato ha visto il compagno Valerio Torre spiegare gli interessi di
classe che si nascondono dietro l'Unione europea, e che negli ultimi anni si
sono espressi chiaramente fino a mostrare la loro autentica essenza proprio nel
caso della Grecia. Fin dal primo europeismo del Manifesto di Ventotene, questo
progetto ha visto infatti porre in primo piano la necessità di un libero
movimento dei capitali, il quale implica sin dal principio un intensificarsi
dello sfruttamento della classe lavoratrice del continente con un forte attacco
a diritti e condizioni materiali delle masse popolari. L'Unione europea nasce
proprio con l'intento di coordinare lo sfruttamento dei lavoratori dei diversi
Paesi, organizzando al contempo l'esportazione dei capitali fuori dal
continente, anche con mezzi militari. L'euro in questo senso è stato lo
strumento per eccellenza utilizzato in questa guerra sociale: uno strumento che
imponendo dei tassi di cambio fissi ha impedito le svalutazioni competitive
della moneta consentendo alla borghesia di scaricare la totalità dei costi del
suo dominio sulla pelle dei lavoratori e approfondendo i processi di
colonizzazione ai danni delle economie “deboli” del continente (anche in questo
caso la Grecia, assieme ai Paesi dell'Europa orientale, rappresenta il caso
paradigmatico). In conclusione della relazione, Torre ha avanzato le
rivendicazioni principali del nostro programma sull'Europa: per una rottura con
l'euro e l'Ue che, lungi dal tradursi in un ritorno al sovranismo monetario in
chiave nazionalista (quale è la soluzione proposta dai vari populismi sorti in
questi anni e fatta propria anche dallo stalinismo), deve inquadrarsi in
un'alternativa di sistema che passa per l'esproprio delle banche e delle grandi
aziende e per la loro gestione da parte dei lavoratori, in una prospettiva
internazionalista che dovrà svilupparsi attorno alla parola d'ordine degli Stati
uniti socialisti d'Europa.
Dopo le tre relazioni c'è stato uno spazio di dibattito in cui diversi compagni e compagne sono intervenuti, apportando il loro contributo alle tematiche sviluppate. Ricordiamo qui l'intervento del compagno Terri che ha posto l'esigenza primaria di unire le lotte dei lavoratori e dei movimenti in un fronte unitario contro il governo Renzi: di qui il senso di creare il coordinamento No Austerity, e l'importanza della campagna di lotta lanciata contro la firma dell'Accordo “vergogna”, l'accordo sulla rappresentanza sindacale firmato da padroni e confederali il 10 gennaio del 2014 che mette in discussione la libertà di azione sindacale. Un accordo al quale ha capitolato recentemente anche la direzione di Usb (precedentemente quella dei Cobas Lavoro Privato) e in ragione del quale si sono sviluppate forti contraddizioni nel sindacalismo di base. Da evidenziare anche l'intervento di Riccardo Bella, compagno attivo nella mobilitazione per la solidarietà con la rivoluzione siriana, che ha criticato le prese di posizione della maggior parte della sinistra (in particolare stalinista) in merito al sostegno al dittatore Assad, ricordando di essere stato vittima di una vera e propria aggressione da parte degli stalinisti per le sue posizioni. Applauditissimo l'intervento del compagno Marco Manodoro, del Comitato operaio della Bridgestone di Bari, cui la platea ha fatto sentire tutta la propria solidarietà, solidarietà che il Pdac già esprime concretamente con l'impegno dei propri militanti in Puglia a fianco degli operai in lotta. Moltissimi in sala gli studenti e i militanti dei Giovani Comunisti Rivoluzionari, in prima fila nelle lotte contro la "Buona scuola" di Renzi. A conclusione di questa prima giornata, nella serata del sabato, si è avuto un momento conviviale in cui i compagni e le compagne hanno potuto socializzare e conoscersi meglio, davanti ad una bottiglia di birra gelata.
Dopo le tre relazioni c'è stato uno spazio di dibattito in cui diversi compagni e compagne sono intervenuti, apportando il loro contributo alle tematiche sviluppate. Ricordiamo qui l'intervento del compagno Terri che ha posto l'esigenza primaria di unire le lotte dei lavoratori e dei movimenti in un fronte unitario contro il governo Renzi: di qui il senso di creare il coordinamento No Austerity, e l'importanza della campagna di lotta lanciata contro la firma dell'Accordo “vergogna”, l'accordo sulla rappresentanza sindacale firmato da padroni e confederali il 10 gennaio del 2014 che mette in discussione la libertà di azione sindacale. Un accordo al quale ha capitolato recentemente anche la direzione di Usb (precedentemente quella dei Cobas Lavoro Privato) e in ragione del quale si sono sviluppate forti contraddizioni nel sindacalismo di base. Da evidenziare anche l'intervento di Riccardo Bella, compagno attivo nella mobilitazione per la solidarietà con la rivoluzione siriana, che ha criticato le prese di posizione della maggior parte della sinistra (in particolare stalinista) in merito al sostegno al dittatore Assad, ricordando di essere stato vittima di una vera e propria aggressione da parte degli stalinisti per le sue posizioni. Applauditissimo l'intervento del compagno Marco Manodoro, del Comitato operaio della Bridgestone di Bari, cui la platea ha fatto sentire tutta la propria solidarietà, solidarietà che il Pdac già esprime concretamente con l'impegno dei propri militanti in Puglia a fianco degli operai in lotta. Moltissimi in sala gli studenti e i militanti dei Giovani Comunisti Rivoluzionari, in prima fila nelle lotte contro la "Buona scuola" di Renzi. A conclusione di questa prima giornata, nella serata del sabato, si è avuto un momento conviviale in cui i compagni e le compagne hanno potuto socializzare e conoscersi meglio, davanti ad una bottiglia di birra gelata.
La lotta delle
donne: un asse centrale nel conflitto di classe e nella costruzione di un
progetto rivoluzionario
La mattina della domenica si è tenuta
la tavola rotonda sulla lotta delle donne, un momento molto significativo che ha
visto la partecipazione di diverse compagne con un ruolo di prima fila
all'interno delle mobilitazioni. Annalisa Roveroni è intervenuta
sottolineando il ruolo primario e centrale della famiglia nell'oppressione
sociale della donna. Nicoletta Dosio ha illustrato l'importante ruolo giocato
proprio dalle donne all'interno della mobilitazione contro il Tav in Val Susa e
ha ricordato come il nostro compito debba essere quello di costruire il
conflitto in vista di una società più giusta ed egualitaria, che sia basata sul
motto marxiano: “da ciascuno secondo le proprie capacità, a ciascuno secondo le
proprie necessità”; un conflitto che non può fare a meno anche di pratiche dure
di opposizione, come il sabotaggio nel caso del Tav. Fabiana Stefanoni,
dell'Esecutivo nazionale del Pdac, ha posto in evidenza il carattere sociale ed
economico dell'oppressione delle donne: un'oppressione che è funzionale a
divedere la classe lavoratrice e ad incrementare lo sfruttamento finalizzato a
una sempre maggiore accumulazione di capitale. In questo senso la lotta delle
donne deve procedere di pari passo con la lotta più generale della classe
lavoratrice contro un sistema capitalista che si sviluppa anche promuovendo la
discriminazione di genere. Proprio per questo è necessario che all'interno dei
sindacati e dei partiti del movimento operaio si sviluppi una discussione
intorno a questi temi e si imbastisca una battaglia inflessibile contro il
maschilismo, anche contro quel maschilismo più subdolo e nascosto che facilmente
si radica appunto nelle organizzazioni del movimento operaio e di lotta. In
merito a questo, molto importante è stato l'intervento di Julia Eberhard del
Pstu brasiliano, che ha posto come centrale la battaglia contro il maschilismo
all'interno del partito come negli ambiti di lotta in cui interveniamo. La
compagna ha anche portato l'esperienza del Movimento donne in lotta, che
raggruppa diverse migliaia di donne della classe operaia in Brasile e che sta
portando avanti importanti mobilitazioni per i diritti delle donne e contro il
sistema sociale ed economico che vuole negarli. Ultima, ma non meno importante,
la partecipazione di Niovis Naples, lavoratrice della Yoox di Bologna e
attivista del Si Cobas, che ha raccontato della radicale lotta che le operaie di
Bologna stanno combattendo contro i soprusi e le discriminazioni, oltre che le
molestie sessuali, che diverse lavoratrici hanno per molto tempo dovuto subire
da un caporeparto del magazzino presso cui lavoravano (in gestione alla
cooperativa Mr.Job). A seguito di questa lotta, e della più generale
mobilitazione che il Si Cobas ha animato nei magazzini del bolognese, i padroni
della Yoox vogliono espellere dal lavoro le lavoratrici più combattive e
sindacalizzate, e contro queste manovre è partita una grande
mobilitazione con azioni di sciopero. A introdurre e moderare la
discussione, annodando con efficacia i fili dei diversi interventi, è stata la
compagna Conny Fasciana, membro del Comitato Centrale del Pdac. Si è trattato di
una tavola rotonda continuamente attraversata dagli echi della lotta di classe
nel nostro Paese: Nicoletta Dosio ha dato notizia di nuovi arresti, sopraggiunti
proprio in quelle ore, di giovanissimi attivisti No Tav, a cui la platea ha
tributato un lungo applauso di solidarietà; Niovis Naples ha fatto appello a
sostenere il loro sciopero di questi giorni e Conny Fasciana, da sempre attiva
nelle lotte antirazziste in Sicilia, ha ricordato il dramma degli immigrati che
arrivano in Europa e incontrano la repressione. Infine, la compagna Roveroni ha
mostrato alcune suggestive immagini e illustrato la situazione drammatica che
sta attraversando la Siria, focalizzando l'attenzione sull'esigenza di opporsi
tanto all'Isis quanto agli attacchi della dittatura di Assad, e parlando
dell'importante esperienza delle donne curde che lottano contro gli islamisti e
che animano i processi rivoluzionari in corso nei cantoni del Rojava.
Costruire un
partito rivoluzionario internazionale, risolvere la crisi di direzione
dell'umanità
La conclusione di questa bella e
intensa due giorni di discussione è stata affidata al compagno Francesco Ricci,
dell'Esecutivo del Pdac, il quale ha ripercorso il filo rosso dei dibattiti,
mettendo in luce i punti principali affrontati dall'assemblea. Innanzitutto la
ferma opposizione dei rivoluzionari davanti a qualsiasi progetto governista,
teso a riformare il sistema senza porsi la necessità di abbatterlo. Ricci ha
sviluppato diversi esempi storici, non ultimo il caso di Rifondazione comunista,
che per due volte è andata al governo con la borghesia cosiddetta progressista
(primo e secondo governo Prodi) e per due volte si è resa complice di orrende
politiche ai danni della classe lavoratrice (con la votazione tra l'altro del
Pacchetto Treu, prima legge precarizzante del lavoro, e delle missioni militari
imperialiste, dall'Afghanistan al Libano, per citare solo alcuni provvedimenti).
Davanti alle parole di Bertinotti, che invitava i compagni scettici a “mangiare
il budino” prima di esprimere un giudizio su una possibile collaborazione al
governo con i partiti della borghesia, i rivoluzionari rispondevano che questo
budino è stato mangiato dal movimento operaio per 150 anni e che ogni volta ciò
ha portato a enormi sconfitte e danni che ancora oggi fanno sentire il loro peso
sulla lotta di classe (come dimostra l'esito disastroso della recente “prova del
budino” in Grecia). Ricci ha anche, sarcasticamente, ricordato la ignobile
conclusione della parabola di Bertinotti (che non a caso è stato definito come
proprio maestro da Tsipras): dal "ritorno a Marx" di 15 anni fa, passando per la
riscoperta di Benedetto Croce e del pensiero liberale due anni fa,
quest'anno infine Bertinotti è approdato al meeting reazionario di Comunione e
Liberazione, dove ha spiegato a Formigoni e a una divertita platea la "morte del
comunismo". La vicenda di Bertinotti è una fotografia di
quell'ipocrisia dei dirigenti riformisti che si esprime in questi giorni
anche davanti alla tragedia degli immigrati affondati e marchiati. Non hanno il
diritto di commuoversi davanti a questa barbarie, ha urlato Ricci, quei
dirigenti di Sel e Rifondazione che non solo non contrastano le politiche di
rapina dell'imperialismo che sono alla base della migrazione, ma che, quando
erano al governo, hanno approvato tutte le leggi razziste e l'apertura dei lager
per gli immigrati. E oggi ancora, in nome di un presunto realismo, propongono
una "regolazione dei flussi" migratori.
Ricci ha ricordato infine che bisogna risolvere il “problema dei problemi”: quello della direzione politica delle lotte. Le lotte da sole, infatti, non bastano, come dimostra anche la vicenda greca. E' necessario costruire un partito rivoluzionario che si ponga alla testa delle masse su un programma di rottura con il capitalismo e per la presa del potere da parte dei lavoratori. Un partito che il Pdac, assieme agli altri compagni della Lit (Lega internazionale dei lavoratori - Quarta internazionale), sta costruendo quotidianamente, partendo dalle lotte, in tutti i quattro continenti: la Lit è infatti presente in più di trenta Paesi, essendo oggi, nei fatti, la più dinamica e diffusa organizzazione rivoluzionaria internazionale. E, nel caso particolare del Brasile, sta anche svolgendo un ruolo di direzione nelle mobilitazioni della classe operaia contro il governo di fronte popolare di Dilma e Lula: tra l'altro il Pstu, come ha ricordato Ricci nelle sue conclusioni, sta promuovendo in queste settimane, con la Csp Conlutas e altre organizzazioni politiche e sindacali, due importanti giornate di mobilitazione, il 18 e 19 settembre.
Le note dell'Internazionale, lo storico inno del movimento operaio, hanno accompagnato la chiusura dell'assemblea, tra la soddisfazione di tutte e tutti coloro che hanno partecipato a questa due giorni davvero importante, per farci tornare, con più consapevolezza e coraggio, all'interno delle mobilitazioni che ci vedranno protagonisti nella nuova stagione che inizia.
Ricci ha ricordato infine che bisogna risolvere il “problema dei problemi”: quello della direzione politica delle lotte. Le lotte da sole, infatti, non bastano, come dimostra anche la vicenda greca. E' necessario costruire un partito rivoluzionario che si ponga alla testa delle masse su un programma di rottura con il capitalismo e per la presa del potere da parte dei lavoratori. Un partito che il Pdac, assieme agli altri compagni della Lit (Lega internazionale dei lavoratori - Quarta internazionale), sta costruendo quotidianamente, partendo dalle lotte, in tutti i quattro continenti: la Lit è infatti presente in più di trenta Paesi, essendo oggi, nei fatti, la più dinamica e diffusa organizzazione rivoluzionaria internazionale. E, nel caso particolare del Brasile, sta anche svolgendo un ruolo di direzione nelle mobilitazioni della classe operaia contro il governo di fronte popolare di Dilma e Lula: tra l'altro il Pstu, come ha ricordato Ricci nelle sue conclusioni, sta promuovendo in queste settimane, con la Csp Conlutas e altre organizzazioni politiche e sindacali, due importanti giornate di mobilitazione, il 18 e 19 settembre.
Le note dell'Internazionale, lo storico inno del movimento operaio, hanno accompagnato la chiusura dell'assemblea, tra la soddisfazione di tutte e tutti coloro che hanno partecipato a questa due giorni davvero importante, per farci tornare, con più consapevolezza e coraggio, all'interno delle mobilitazioni che ci vedranno protagonisti nella nuova stagione che inizia.



