Partito di Alternativa Comunista

Marocco: siamo giovani, non parassiti

Marocco: siamo giovani, non parassiti

 

 

di Cesar Neto

 

 

C'è un'evidente ondata di lotte che sta scuotendo l'Africa. Inizialmente localizzate nell'Africa subsahariana (Kenya, Ghana, Mozambico, Angola e Madagascar) (1), ora si stanno espandendo verso il nord del continente con le mobilitazioni in Marocco. Tutte queste lotte hanno un carattere esplosivo, radicalizzato e senza una direzione di classe. I giovani marocchini, stanchi di pagare per la crisi del capitalismo, lo dicono forte e chiaro: «siamo giovani, non parassiti». C'è anche uno sciopero dei lavoratori petroliferi della più grande e moderna raffineria del continente, situata in Nigeria.

 

La generazione Z scende in campo

Le mobilitazioni sono iniziate il 27 settembre, indette dalla cosiddetta Generazione Z, che in Marocco è conosciuta come Generazione Z 212. Il 212 si riferisce al codice di chiamata internazionale del Paese.
Le proteste sono cresciute di giorno in giorno, raggiungendo il culmine il 2 ottobre con scontri con la polizia in quasi tutte le principali città del Paese. La strada che collega l'aeroporto di Agadir alla metropoli costiera del sud del Marocco mostrava ancora i segni delle 48 ore di violenti scontri che hanno preceduto la mobilitazione di giovedì 2 ottobre. Passando per Inezgane, una città alla periferia di Agadir, si potevano vedere sulla strada i segni anneriti dei pneumatici bruciati dai manifestanti nella notte di martedì. La polizia antisommossa schierata quel giorno ha dovuto ritirarsi mentre giovani inferociti lanciavano pietre. È stato anche incendiato un ufficio postale.
Poco più avanti, l'ipermercato Marjane, a Inezgane, è stato oggetto di ripetuti attacchi: la sua imponente facciata è piena di segni di pietre. Questa violenza, che il movimento GenZ 212 era riuscito a contenere durante i primi giorni di mobilitazione, si è intensificata nella notte di mercoledì, dopo gli spari della polizia davanti a una brigata della gendarmeria a Lqliaa, con un bilancio di tre morti tra i manifestanti (fonte: Le Monde del 4/10/2025)
Gli analisti della borghesia sono scioccati di come i giovani stanno rispondendo a una situazione insopportabile. Manifestazioni di questa portata sono rare in Marocco, un Paese visto dalle potenze imperialiste come un faro di stabilità in Medio Oriente e Nord Africa. Le autorità prevedono di investire 35 miliardi di dollari in infrastrutture nei prossimi anni, una parte considerevole dei quali sarà destinata a opere urbane e stadi di calcio. Nel 2030, i Mondiali di calcio si terranno contemporaneamente in Portogallo, Spagna e Marocco.

 

Salute: «Ci sono gli stadi, ma dove sono gli ospedali?»

Il Marocco è uno dei maggiori produttori mondiali di fosfato, produce automobili e ricambi per auto, oltre ad essere un grande esportatore di frutta e prodotti alimentari. Ciò colloca il Paese al 60° posto tra le 216 economie mondiali. Il Marocco possiede anche grandi riserve di petrolio ancora poco sfruttate. È considerato un Paese emergente: le sue aziende sono state privatizzate dal 1993 e diversi settori sono stati liberalizzati dal monopolio statale. Ha accordi di libero scambio con gli Stati Uniti e l'Unione Europea.
Se l'economia va bene, non si può dire lo stesso delle condizioni di vita dei lavoratori e delle masse in generale.
Il sistema sanitario ha un'infrastruttura precaria, con carenza di risorse umane e finanziarie. Il Marocco spende 885 dirham pro capite per la sanità, mentre la vicina Tunisia ne spende 2.900 all'anno. Con questa scarsità di risorse, negli ospedali mancano medicinali e forniture.
Ci sono solo 4 medici ogni 10.000 abitanti. Le code di attesa sono interminabili e, quando le persone riescono a farsi visitare, gli ospedali non dispongono delle attrezzature necessarie e i pazienti devono pagare le visite in cliniche private.
La situazione è così precaria che ad Agadir otto donne sono morte durante il parto, causando grande indignazione e mobilitazione.
Per questo i giovani gridano per le strade: «Ci sono gli stadi, ma dove sono gli ospedali?».

 

Istruzione: «Non studio per emigrare»

Il tasso ufficiale di disoccupazione è del 13,3%, una cifra molto contestata. L'economia, in fase di contrazione, non riesce ad assorbire i laureati. Tra i giovani dai 15 ai 24 anni, la disoccupazione raggiunge il record del 36,7%.
L'elevato tasso di disoccupazione tende ad aggravarsi con la crisi dell'industria automobilistica, che impiega direttamente e indirettamente 200.000 persone. Anche il settore dei servizi, con 800 call center e 90.000 lavoratori, è minacciato dalle nuove leggi francesi, essendo la Francia il suo principale cliente.
Oltre alla rabbia per la disoccupazione, i giovani devono affrontare un disegno di legge sull'istruzione superiore e la ricerca, presentato alla fine di settembre in Parlamento, che in sostanza limita il diritto di organizzazione all'interno delle università, minando la libertà di espressione e l'affiliazione politica degli studenti. Inoltre questa legge apre la strada alla privatizzazione delle università pubbliche.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso per l'esplosione giovanile è stata l'enorme contraddizione tra le pessime condizioni sanitarie e scolastiche, l'aumento della disoccupazione e dell'inflazione e gli ingenti fondi destinati alla costruzione degli stadi per i Mondiali del 2030. Tre nuovi stadi sono in fase di costruzione, mentre altri vengono ristrutturati e ampliati, con l'obiettivo di ospitare la Coppa d'Africa nel prossimo dicembre.
Da qui nasce lo slogan: «Ci sono gli stadi, ma dove sono gli ospedali?».

 

La partecipazione della classe operaia alle mobilitazioni

La partecipazione della classe operaia non è stata collettiva, ma individuale. Ad esempio, non ci sono notizie di alcuna fabbrica importante che abbia interrotto la produzione per sostenere la lotta della Generazione Z 212. Al contrario, i sindacati mantengono un silenzio complice con il governo.
Visitando le pagine web dei quattro principali sindacati non si trova alcuna notizia sulle mobilitazioni. Al contrario, una di esse, l'Union Marocaine du Travail, mostra con orgoglio sulla sua pagina che «ha ricevuto un'importante delegazione del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) e invita i responsabili del Fondo ad adottare un approccio sociale che rompa con le imposizioni dall'alto che non tengono conto della realtà economica e sociale del Marocco».
È necessario lanciare un forte appello ai lavoratori delle industrie, delle miniere di fosfato, ecc. affinché si uniscano alle mobilitazioni. Solo l'unità dei giovani con i lavoratori potrà portare a una grande vittoria.

 

I giovani in prima linea e senza una guida rivoluzionaria

Nelle recenti proteste nell'Africa subsahariana (Kenya, Ghana, Mozambico e Angola) è emerso chiaramente il peso della partecipazione giovanile, e questa tendenza si conferma ora in Marocco.
Altri due punti in comune sono l'eroica forza di lotta dei settori giovanili, che va riconosciuta, e, d'altra parte, la grande debolezza rappresentata dalla mancanza di una direzione politica rivoluzionaria.
Le mobilitazioni sono state indette attraverso i social network dalla Generazione Z, che utilizza come simbolo il teschio di One Piece (un noto manga giapponese, ndt) e un programma democratico borghese. In Marocco la GenZ 212 dichiara: «Chiediamo le dimissioni dell'attuale governo per il suo fallimento nel proteggere i diritti costituzionali dei marocchini nelle loro rivendicazioni sociali».
Una caratteristica importante è che, nei Paesi in cui la Generazione Z ha avuto un ruolo di primo piano, la questione della caduta dei governi è sempre stata presente, sia in Kenya che in Nepal e Madagascar.

 

Rovesciare il governo e la monarchia

La struttura politica del Marocco si basa su una monarchia costituzionale e il governo è guidato dal Primo ministro Aziz Akhannouch. Se lui cadrà, con lui cadranno anche i due ministri più criticati dai manifestanti: Amine Tahraoui, della Salute, e Mohamed Saad Berrada, dell'Istruzione, entrambi appartenenti al Rassemblement National des Indépendants e vicini ad Akhannouch.
Il sito di notizie locali Aldar descrive la Generazione Z 212 come un movimento che non rivendica la giustizia sociale al di là dei valori nazionali e che dichiara esplicitamente il proprio impegno a rispettare l'istituzione reale sotto la guida del re Mohammed VI e a mantenere l'unità territoriale marocchina.
Mentre si lotta per la caduta del primo ministro Aziz Akhannouch, è necessario non nutrire alcuna illusione sulla monarchia e sul suo re, Mohammed VI (Mohammed bin Hassan). È molto importante capire che il regime di dominio marocchino è composto sia dal Primo ministro che dalla monarchia, che, di fatto, è chi determina la direzione del Paese.

 

Una nuova Primavera Araba e la lotta in difesa della Palestina

La borghesia è estremamente preoccupata dalla possibilità che queste manifestazioni possano essere d’esempio ad altri popoli arabi del Nord Africa, che potrebbero così ribellarsi e dare vita a una nuova Primavera Araba. Alla fine del 2010, in Tunisia ha avuto inizio un'ondata di proteste e rivolte popolari, nota come Primavera Araba. Si è poi estesa a diversi Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, tra cui Egitto, Libia, Siria, Yemen, Bahrein, Algeria, Marocco, Oman e Sudan.
Gli elementi per un'azione combinata di lotta nei Paesi arabi sono già presenti. La crisi economica, il crollo delle riserve valutarie, la scarsità di combustibili, l'inflazione e la disoccupazione in aumento preparano il terreno per una nuova Primavera Araba.
Una nuova Primavera Araba destabilizzerebbe i governi regionali che sono rimasti passivi di fronte alla guerra contro Gaza… e le masse nelle strade, sicuramente, alzerebbero la bandiera di una Palestina libera, dal fiume al mare.

 

Note:

1) al momento della pubblicazione di questo articolo sul sito www.litci.org non eravamo ancora a conoscenza dei nuovi fatti del Madagascar, dove la lotta si è intensificata e una parte dell’esercito pare essersi schierato con i manifestanti.

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