Legge di
Stabilità e Jobs Act
Il governo Renzi realizza i sogni dei padroni
Il governo Renzi realizza i sogni dei padroni
Dipartimento sindacale
Pdac
“Quando il Presidente del Consiglio ha
presentato le misure (della Legge di stabilità ndr), onestamente, ho sentito che
si realizzava quasi un sogno”.
Queste sono state le parole con le quali il presidente degli industriali, Squinzi, ha salutato lo scorso lunedì l’annuncio fatto da Renzi riguardo alla legge di stabilità per il 2015. Siccome i sogni dei padroni sono incubi per i lavoratori (e viceversa), possiamo affermare che anche quest’anno il governo prepara un piatto molto indigesto per le classi subalterne italiane.
Nel dettaglio, la legge di stabilità, che il governo varerà nei prossimi giorni, prevede sgravi a favore dei padroni sotto forma di tagli alle tasse e riduzione della contribuzione per le nuove assunzioni (sempre che nella crisi attuale i padroni decidano di farne), più la conferma della mancia di 80 euro il mese per una parte dei lavoratori dipendenti.
Queste risorse (oltre 30 miliardi) come sono recuperate?
Con una pesantissima spendig rewiew a carico dei ministeri (quindi tagli alla sanità, al welfare, ecc), degli enti locali, che a loro volta saranno costretti ad innalzare le tariffe per i servizi locali, riducendone allo stesso tempo la qualità e la quantità, e con il ricorso al deficit pubblico. Quest’ultima voce, che ha fatto gridare al cambio nelle politiche fiscali del Paese, è in realtà prevista per pagare i regali alla borghesia italiana, come accennavamo più sopra. Possiamo essere sicuri che i lavoratori pagheranno di tasca loro, con gli interessi, questa “generosità” del governo Renzi.
Se a ciò aggiungiamo che, anche per il prossimo anno, sono confermati sia il blocco degli stipendi per tre milioni di lavoratori pubblici sia il finanziamento dei cosiddetti ammortizzatori sociali (cioè far pagare ai lavoratori il prezzo delle crisi aziendali), ecco che il “verso” della politica del governo è ben lungi dal “cambiare”, per rifarsi ad uno slogan della propaganda “renziana”.
Questo fa il paio con la delega ottenuta dal governo per l’ennesima riforma del lavoro, il famigerato Jobs Act.
E’ l’ennesimo colpo, forse quello definitivo, a ciò che rimane delle tutele a favore dei lavoratori. E’ prevista l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, l’abolizione dell’articolo che impedisce il controllo a distanza del lavoratore ed è prevista la possibilità di sostituire i contratti aziendali a quelli nazionali.
Queste sono state le parole con le quali il presidente degli industriali, Squinzi, ha salutato lo scorso lunedì l’annuncio fatto da Renzi riguardo alla legge di stabilità per il 2015. Siccome i sogni dei padroni sono incubi per i lavoratori (e viceversa), possiamo affermare che anche quest’anno il governo prepara un piatto molto indigesto per le classi subalterne italiane.
Nel dettaglio, la legge di stabilità, che il governo varerà nei prossimi giorni, prevede sgravi a favore dei padroni sotto forma di tagli alle tasse e riduzione della contribuzione per le nuove assunzioni (sempre che nella crisi attuale i padroni decidano di farne), più la conferma della mancia di 80 euro il mese per una parte dei lavoratori dipendenti.
Queste risorse (oltre 30 miliardi) come sono recuperate?
Con una pesantissima spendig rewiew a carico dei ministeri (quindi tagli alla sanità, al welfare, ecc), degli enti locali, che a loro volta saranno costretti ad innalzare le tariffe per i servizi locali, riducendone allo stesso tempo la qualità e la quantità, e con il ricorso al deficit pubblico. Quest’ultima voce, che ha fatto gridare al cambio nelle politiche fiscali del Paese, è in realtà prevista per pagare i regali alla borghesia italiana, come accennavamo più sopra. Possiamo essere sicuri che i lavoratori pagheranno di tasca loro, con gli interessi, questa “generosità” del governo Renzi.
Se a ciò aggiungiamo che, anche per il prossimo anno, sono confermati sia il blocco degli stipendi per tre milioni di lavoratori pubblici sia il finanziamento dei cosiddetti ammortizzatori sociali (cioè far pagare ai lavoratori il prezzo delle crisi aziendali), ecco che il “verso” della politica del governo è ben lungi dal “cambiare”, per rifarsi ad uno slogan della propaganda “renziana”.
Questo fa il paio con la delega ottenuta dal governo per l’ennesima riforma del lavoro, il famigerato Jobs Act.
E’ l’ennesimo colpo, forse quello definitivo, a ciò che rimane delle tutele a favore dei lavoratori. E’ prevista l’abolizione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, l’abolizione dell’articolo che impedisce il controllo a distanza del lavoratore ed è prevista la possibilità di sostituire i contratti aziendali a quelli nazionali.
Serve una
mobilitazione unitaria e ad oltranza per respingere l’attacco e cacciare il
governo
Per essere precisi, nella descrizione di
questo progetto dovremmo usare il condizionale. Infatti, per la prima volta, su
una materia così importante, il governo ha ottenuto dal Parlamento una delega in
bianco. Saranno poi semplici atti amministrativi dei vari ministeri a precisare
sostanza e dettagli della riforma. Tutto ciò ha sorpreso persino un liberale
come Scalfari (fondatore del quotidiano della grande borghesia “renziana”,
La Repubblica). Noi, al contrario dei liberali da salotto, non ci
stupiamo. In una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo, la
democrazia parlamentare borghese diventa sempre più un ostacolo, una perdita di
tempo che i padroni hanno necessità di eliminare. L’attacco senza precedenti
nella sostanza (riduzione delle tutele per le classi subalterne) e nella forma
(mancato rispetto da parte delle classi dominanti delle loro stesse leggi, della
loro stessa democrazia) necessita di una risposta adeguata.
Non bastano manifestazioni rituali come quella indetta dalla Cgil per il 25 ottobre, scioperi isolati da parte dei sindacati di base o simboliche astensioni dal lavoro come quella che annuncerà la Cgil nei prossimi giorni.
Serve una mobilitazione generale, unitaria e continuata di tutti i lavoratori, con l’obiettivo dichiarato di respingere l’attacco di governo e grande borghesia. Il ritiro del Jobs Act, della Legge di Stabilità per una reale estensione dei diritti a tutti i lavoratori, precari e non, la cacciata del governo Renzi sono alcune parole d’ordine sulle quali mobilitare le masse proletarie del Paese. Sostituire il governo dei padroni con uno dei lavoratori, questo l’obiettivo ultimo di una lotta che non può più essere rinviata.
Non bastano manifestazioni rituali come quella indetta dalla Cgil per il 25 ottobre, scioperi isolati da parte dei sindacati di base o simboliche astensioni dal lavoro come quella che annuncerà la Cgil nei prossimi giorni.
Serve una mobilitazione generale, unitaria e continuata di tutti i lavoratori, con l’obiettivo dichiarato di respingere l’attacco di governo e grande borghesia. Il ritiro del Jobs Act, della Legge di Stabilità per una reale estensione dei diritti a tutti i lavoratori, precari e non, la cacciata del governo Renzi sono alcune parole d’ordine sulle quali mobilitare le masse proletarie del Paese. Sostituire il governo dei padroni con uno dei lavoratori, questo l’obiettivo ultimo di una lotta che non può più essere rinviata.