Dopo
decenni di trame repressive contro le lotte operaie
E' MORTO KOSSIGA
Chi lo piange e chi no
E' MORTO KOSSIGA
Chi lo piange e chi no
di Francesco Ricci

Il mondo politico borghese piange ufficialmente la morte di
Francesco Cossiga. Ma sotto i panni neri del lutto trapelano ampi sospiri di
sollievo. La demenza senile dell'ex presidente, combinata con la nota passione
per il whisky (e altre sostanze di conforto) ha fatto tremare in questi anni gli
ambienti politici borghesi. Temevano che potesse raccontare esplicitamente - e
non solo a mezze frasi - i tanti "misteri italiani" cui ha partecipato per
decenni. I decenni della storia della Repubblica fondata sullo sfruttamento del
lavoro salariato: una lunga catena di complotti e trame, minacce di golpe,
repressioni e stragi per fermare le lotte operaie e studentesche.
Da tempo Cossiga si divertiva a ironizzare sulla finzione che
normalmente circonda lo Stato borghese, organismo di oppressione dei padroni
sugli operai che l'ideologia dominante presenta invece come strumento neutro, al
di sopra di tutto, al servizio dei "cittadini". Facendosi beffe di questa
finzione, Cossiga si vantava di aver utilizzato, da ministro e da presidente,
gli apparati del loro Stato per fermare in ogni modo la crescita delle
lotte e il comunismo. Con questo scopo i governi borghesi dagli anni Quaranta in
poi hanno impiegato sempre tutte le "bande armate a difesa del capitale" di cui
dispongono: sia le polizie in divisa, sia i corpi speciali in abiti civili
mandati a sparare nelle piazze, sia i corpi segreti e clandestini, come Gladio e
le altre strutture utilizzate per mettere le bombe nelle stazioni, sui treni,
nelle piazze. Le vittime di questa guerra di classe sono state centinaia.
Al cordoglio del mondo politico borghese si aggiunge anche la
sinistra con rinnovate ambizioni governiste. Paolo Ferrero, segretario del Prc,
in una nota definisce Cossiga "un avversario" ma gli riconosce anche di aver
combattuto "a viso aperto" (strana espressione per l'uomo politico borghese più
legato a trame oscure e servizi segreti!). Certo Ferrero deve ammettere che
Cossiga combatteva "non per la democrazia ma per il sistema capitalistico" ma
comunque gli rende onore e lo "saluta" augurandogli "che dopo una vita di
battaglie che lo hanno profondamente segnato possa riposare in pace".
Il comunicato di Ferrero è un vero esempio di ambiguità che cerca di tenere insieme due esigenze: primo, inchinarsi con "senso dello Stato" di fronte a una figura importante delle istituzioni borghesi (di cui Ferrero è stato ministro), secondo, non destare indignazione tra i tanti militanti che hanno conosciuto negli anni la feroce repressione dello Stato capitalista e hanno scritto sui muri Kossiga, con K e ss runiche. Per questo, dopo i riconoscimenti e i tributi, Ferrero conclude impegnandosi a continuare "quella battaglia per la trasformazione sociale e il socialismo che Cossiga ha avversato tenacemente".
Ora, se la prima parte del necrologio di Ferrero è quantomeno fastidiosa, questa chiusa è proprio sbagliata. Si sbaglia Ferrero perché Cossiga ha sempre avversato (e certo non solo "a viso aperto") una alternativa di potere dei lavoratori, ma proprio per questo non è mai stato ostile ad assumere dirigenti del movimento operaio come valletti in un governo borghese, ben sapendo che anche questo è un modo (come la repressione) per fermare le lotte e il comunismo. Insomma, Cossiga sicuramente non avrebbe "avversato tenacemente" la proposta avanzata pochi giorni fa da Ferrero (a Bersani, Casini, ecc.) per un "patto delle opposizioni" che conduca a una nuova maggioranza di governo includente quello che resta di Rifondazione Comunista per una terza esperienza in un governo anti-operaio, un governo da contrapporre (insieme alle "bande armate" della repressione) alle lotte operaie dei prossimi mesi.
Il comunicato di Ferrero è un vero esempio di ambiguità che cerca di tenere insieme due esigenze: primo, inchinarsi con "senso dello Stato" di fronte a una figura importante delle istituzioni borghesi (di cui Ferrero è stato ministro), secondo, non destare indignazione tra i tanti militanti che hanno conosciuto negli anni la feroce repressione dello Stato capitalista e hanno scritto sui muri Kossiga, con K e ss runiche. Per questo, dopo i riconoscimenti e i tributi, Ferrero conclude impegnandosi a continuare "quella battaglia per la trasformazione sociale e il socialismo che Cossiga ha avversato tenacemente".
Ora, se la prima parte del necrologio di Ferrero è quantomeno fastidiosa, questa chiusa è proprio sbagliata. Si sbaglia Ferrero perché Cossiga ha sempre avversato (e certo non solo "a viso aperto") una alternativa di potere dei lavoratori, ma proprio per questo non è mai stato ostile ad assumere dirigenti del movimento operaio come valletti in un governo borghese, ben sapendo che anche questo è un modo (come la repressione) per fermare le lotte e il comunismo. Insomma, Cossiga sicuramente non avrebbe "avversato tenacemente" la proposta avanzata pochi giorni fa da Ferrero (a Bersani, Casini, ecc.) per un "patto delle opposizioni" che conduca a una nuova maggioranza di governo includente quello che resta di Rifondazione Comunista per una terza esperienza in un governo anti-operaio, un governo da contrapporre (insieme alle "bande armate" della repressione) alle lotte operaie dei prossimi mesi.
Per questo lasciamo a Ferrero di salutare in Cossiga un leale
avversario. Per i comunisti è morto invece Kossiga, un nemico
colpevole di innumerevoli trame repressive contro le lotte dei lavoratori. Trame
e complotti su cui si farà completa luce solo il giorno in cui i comunisti
entreranno per davvero a Palazzo Chigi: non per indossare la grisaglia
ministeriale ma per costruire una società diversa, sulle rovine di quella
democrazia delle casseforti di cui Kossiga è stato il mastino da guardia.