Partito di Alternativa Comunista

71 - '17: Due rivoluzioni allo specchio

71 - '17: Due rivoluzioni allo specchio

Perché i bolscevichi studiarono

la Comune di Parigi per fare l'Ottobre?

 

 

di Francesco Ricci

 

 

Nel 1901 Lenin chiese a Plechanov (padre del marxismo russo) un articolo sulla Comune per l'Iskra, in occasione del trentesimo anniversario dell'eroica rivoluzione degli operai parigini. Plechanov rispose che non gli sembrava un tema interessante, trattandosi di "una vicenda antica". Lenin replicò che viceversa era un tema di grande attualità. (1)
Come vedremo in questo articolo, la convinzione dell'importanza fondamentale della Comune accompagna tutta la vita di Lenin che arrivò persino a sostenere che la rivoluzione mondiale aveva avuto due atti: l'Ottobre 1917 era il "secondo atto" mentre la Comune di Parigi del 1871 era stato il "primo atto"
Questa convinzione era condivisa dall'altro grande dirigente della rivoluzione d'Ottobre: Lev Trotsky scriveva: "Se non fossimo riusciti a studiare (...) la Comune di Parigi, non saremmo mai potuti arrivare alla rivoluzione d'Ottobre." (2)
Anche la borghesia francese e quella tedesca erano consapevoli dell'importanza che la Comune avrebbe potuto avere come esempio da imitare per future rivoluzioni. E' per evitare ogni imitazione che la borghesia francese dopo aver accerchiato e sconfitto la Comune continuò per settimane a fucilare e a buttare in fosse comuni migliaia di persone, inclusi quelli che non avevano avuto una parte attiva nella Comune ma semplicemente vivevano a Parigi in quei giorni, inclusi centinaia di bambini. E con le stesse motivazioni la borghesia prussiana, che aveva combattuto fino a poche settimana prima la Francia (nella guerra franco-prussiana del 1870), aiutò la borghesia francese a soffocare nel sangue la Comune, liberando una parte dei prigionieri di guerra perché il governo Thiers potesse scagliarli contro Parigi. Al contempo, la stampa borghese di tutto il mondo inventò leggende calunniose contro i comunardi, accusandoli di misfatti e mostruosità e il regime zarista, per contrastare il "contagio" della Comune, vietò l'accesso in Russia degli esuli della Comune, fece liste di epurazione dei russi che avevano partecipato alla Comune, proibì tutte le opere che parlavano della Comune. Ma questa attività di censura e di persecuzione non raggiunse i risultati sperati: furono decine le opere di populisti russi dedicate alla Comune, tra cui una di Petr Lavrov, figura di spicco del populismo e un importante romanziere rivoluzionario, molto amato da Lenin, Nikolaj Černyševskij (3), dedicò alla Comune una delle sue opere: Le luci dell'alba.
Il movimento populista fecondò il terreno da cui nacque, nell'ultima parte del XIX secolo, dopo un processo di scissioni e con la crescita del marxismo, la socialdemocrazia russa. Tra le cose che i comunisti russi ereditarono dal populismo ci fu anche una grande passione per lo studio della Comune.

 

Come Lenin studiava la Comune del 1871

Nelle loro memorie, vari collaboratori di Lenin hanno affermato che anche nelle conversazioni capitava molto spesso che Lenin citasse questo o quell'episodio della Comune. E se facciamo una ricerca nella monumentale opera di Lenin scopriamo una gran quantità di testi sulla Comune. Sono state fatte varie antologie di opere di Lenin, in diverse lingue, che includono testi specifici o parti di testi dedicati alla Comune. Ma nessuna di queste raccolte è completa perché bisognerebbe includere la gran parte dei testi di Lenin, essendo il riferimento alla Comune costante.
Ci sono testi specifici di Lenin sulla Comune: articoli, discorsi o appunti per discorsi in occasione di qualche anniversario dell'insurrezione del 18 marzo 1871 (ci limitiamo a citare: "In memoria della Comune", del 1911, o l'importante introduzione del 1907 all'edizione russa delle lettere che Marx scrisse al dottor Kugelmann nei giorni della Comune o "La guerra e la socialdemocrazia russa", del 1914) (4). Ma i riferimenti alla Comune costituiscono anche l'ossatura di quasi tutti i testi più importanti di Lenin e in particolare di quelli che servirono ad armare la rivoluzione del 1917. Considerando che questo articolo è dedicato a ricostruire il legame tra la rivoluzione di Parigi del 1871 e la rivoluzione russa del 1917, richiamiamo i testi del 1917 e del periodo seguente.
Troviamo la Comune nelle "Lettere da lontano" che Lenin scrive dalla Svizzera al Comitato Centrale dei bolscevichi nel marzo 1917, per cercare di modificare la linea sbagliata che la direzione russa del partito stava prendendo. Di queste lettere solo la prima fu pubblicata (con tagli) sulla Pravda diretta da Kamenev e Stalin; le altre lettere furono pubblicate solo nel 1924 e, in versione integrale, solo nel 1949. La terza di queste cinque lettere è incentrata sull'esempio della Comune e sull'analisi che ne fecero Marx ed Engels che era totalmente differente dall'analisi che ne fecero gli opportunisti. Marx ed Engels ponevano al centro il fatto che la Comune aveva "spezzato lo Stato" borghese per sostituire alla dittatura della borghesia la dittatura del proletariato. La conclusione di Lenin è che "Seguendo la strada indicata dall'esperienza della Comune di Parigi del 1871 (...) il proletariato [in Russia, ndr] deve organizzare e armare tutti gli strati più poveri e sfruttati della popolazione, affinché essi stessi prendano direttamente nelle loro mani gli organi del potere statale e formino essi stessi le istituzioni di questo potere." (5)
Il tema della Comune ritorna nell'articolo "Sul dualismo di potere" (6), pubblicato sulla Pravda il 9 aprile 1917 e nelle "Lettere sulla tattica" (21-26 aprile 1917) (7) e soprattutto la Comune è la chiave di lettura delle famose "Tesi di Aprile" (1917) con cui Lenin "riarma" il partito proponendo una svolta completa rispetto alla politica sbagliata seguita dalla direzione bolscevica prima del suo arrivo alla stazione Finlandia. In queste brevi tesi la Comune è il punto di riferimento: nella tesi 5 Lenin cita la Comune per affrontare il tema dello scioglimento dei corpi repressivi dello Stato borghese (polizia, esercito) e per indicare la necessità che i funzionari pubblici ricevano un salario pari a quello di un operaio; nella tesi 7, riprendendo le critiche che Marx aveva fatto agli errori della Comune, Lenin segnala la necessità che in Russia si proceda alla "fusione immediata di tutte le banche del Paese in un'unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei soviet" (i comunardi avevano invece esitato di fronte a questo compito). Nella tesi 9 è indicato l'obiettivo generale della rivoluzione: la costruzione di uno Stato nuovo, uno Stato-Comune, "cioè uno Stato di cui la Comune di Parigi ha fornito il primo modello" (8).
Alla base di gran parte dei testi principali di Lenin del 1917 c'è il "Quaderno azzurro" (intitolato Il marxismo e lo Stato) (9), un riassunto pieno di citazioni di Marx ed Engels sullo Stato. Questo quaderno, che Lenin inizia a compilare quando è ancora in Svizzera, è la base dell'opera più importante di Lenin: Stato e rivoluzione. Al centro di entrambi i testi c'è la Comune. In particolare, tutto il terzo capitolo di Stato e rivoluzione è dedicato alla Comune e a quello che Lenin (come Marx ed Engels) considera il suo insegnamento principale: "La rivoluzione non deve consistere nel fatto che la nuova classe comandi o governi per mezzo della vecchia macchina statale, ma che, dopo averla spezzata, comandi e governi per mezzo di una macchina nuova: è questa l'idea fondamentale del marxismo che Kautsky fa sparire (...)." (10)
Lenin cita Kautsky perché è alla sua penna che dobbiamo le più grandi revisioni del marxismo fatte in nome di una presunta ortodossia: ma noi possiamo aggiungere che tutto il riformismo successivo ha "fatto sparire" la grande lezione della Comune. L'esempio più recente è il sostegno che tutta la sinistra riformista e centrista del mondo ha dato al governo di Syriza in Grecia: facendo sparire la differenza fondamentale che c'è tra andare al governo nel capitalismo, in alleanza con la borghesia, e andare al potere attraverso una rivoluzione come fu quella degli operai parigini.
Stato e rivoluzione fu pubblicato solo dopo la presa del potere nell'Ottobre 1917 ma la sua elaborazione fu precedente e le tematiche che compongono il libro furono alla base di tutta l'azione di Lenin e dei bolscevichi in quell'anno cruciale.
Come scrive Trotsky nella sua Storia della rivoluzione russa: "Nei primi mesi della sua vita clandestina, Lenin scrive il suo libro Stato e rivoluzione, per cui aveva raccolto la documentazione mentre era ancora emigrato (...) per lui la teoria è effettivamente una guida per l'azione. (...) Il suo obiettivo è di ricostruire la vera 'concezione marxista dello Stato'. Per la minuziosa scelta delle citazioni (...) il libro può sembrare pedantesco... ai vari pedanti che, dietro l'esame dei testi, non sanno avvertire le poderose pulsazioni del pensiero e della volontà. (...) Ma lo scritto sullo Stato acquista una notevole importanza innanzi tutto perché è una introduzione scientifica alla più grande rivoluzione della storia. Il 'commentatore' di Marx preparava il suo partito alla conquista rivoluzionaria della sesta parte del globo." (11)
Gli stessi temi, e il richiamo costante alla Comune, tornano anche nella principale polemica teorica scritta da Lenin dopo la rivoluzione per fare i conti con quello che un tempo era stato il suo maestro: Karl Kautsky. Si tratta di La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky (12). Ma su questo libro e sull'"anti-Kautsky" scritto poco dopo da Trotsky, Terrorismo e comunismo (13), anch'esso basato sullo studio della Comune, torneremo in un prossimo articolo.
Concludiamo questa breve rassegna dei testi di Lenin sulla Comune ricordando due testi successivi alla rivoluzione: il "Rapporto sulla democrazia borghese" (14), preparato da Lenin per il primo Congresso della Terza Internazionale (1919) e il "Progetto di programma del Pcr" per l'VIII Congresso dei bolscevichi (1919) (15): entrambi questi importanti testi, in cui è sviluppata la teoria marxista dello Stato, sono pieni di riferimenti alla Comune di Parigi e dimostrano che per Lenin la Comune era un riferimento non solo per armare i rivoluzionari prima della rivoluzione ma anche per il periodo successivo alla conquista del potere: la costruzione dello Stato operaio, la dittatura del proletariato, in cui - sull'esempio della Comune - le nuove istituzioni (sovietiche) non siano basate sul modello del parlamento borghese ma riuniscano in un unico potere operaio i tre poteri formalmente separati dalla borghesia (il potere esecutivo, legislativo e giudiziario).
I bolscevichi avevano potuto giungere a queste conclusioni studiando l'esperienza degli operai parigini i quali, invece, non avendo esperienze precedenti su cui basarsi, avevano dovuto imparare la necessità dell'indipendenza di classe con la loro esperienza diretta, pagando un alto prezzo di sangue.
Gli operai parigini avevano contribuito a costruire la Prima Repubblica (con la Grande rivoluzione del 1789-1794) ma erano stati ricompensati dalla borghesia con la Legge Le Chapelier, che proibiva le organizzazioni operaie. Gli operai parigini avevano poi combattuto nel febbraio 1848 per la Seconda Repubblica ma la borghesia li aveva ripagati nel giugno di quell'anno scatenando contro di loro il sottoproletariato, massacrandoli a migliaia. E ancora, nel 1870, dopo aver combattuto per Napoleone III una guerra che non era la loro, gli operai avevano lasciato il potere alla borghesia che aveva edificato la Terza Repubblica il cui primo atto fu far pagare agli operai i debiti di guerra alla Prussia. Fu in seguito a queste esperienze che gli operai compresero la necessità di non credere più nelle repubbliche borghesi e, con l'insurrezione del 18 marzo 1871, issarono la bandiera rossa sull'Hotel de Ville e fondarono la prima repubblica basata sul potere armato degli operai.
Ma la Comune non fu solo una scuola per i rivoluzionari di tutto il mondo: aveva anche contribuito fortemente, come scrisse Lenin, a "dare ovunque nuovo impulso allo sviluppo della propaganda rivoluzionaria socialista" (16), aveva trasformato Marx in una celebrità (la stampa borghese lo indicava come l'ispiratore della Comune). Infatti, è solo dopo la Comune che le opere di Marx iniziarono ad avere una grande diffusione. Ma soprattutto la Comune, secondo le parole di Engels, aveva consentito di "far saltare questo ingenuo procedere assieme di tutte le frazioni", cioè di superare la Prima Internazionale e lasciare spazio a una nuova Internazionale "direttamente comunista e [che] innalzerà apertamente i nostri principi" (cioè i principi del marxismo). (17)

 

La "revisione" di Trotsky sulla Comune

Anche per l'altro grande dirigente della rivoluzione russa il riferimento alla Comune fu un elemento costante di tutta la vita.
Già nel gennaio del 1906, in carcere dopo la rivoluzione russa del 1905, Trotsky scrive un testo poco noto, "35 anni dopo: 1871-1906" che è molto di più di una celebrazione dell'anniversario della Comune. Come sappiamo, è in quegli anni che Trotsky elabora la teoria della rivoluzione permanente e la Comune è studiata da Trotsky come un esempio della "legge dello sviluppo diseguale e combinato" e della negazione di ogni analisi determinista volgare che "semplificando e stravolgendo" (citiamo Trotsky) la concezione materialistico-dialettica di Marx vede il socialismo come "automaticamente dipendente" dal grado di sviluppo economico di un Paese. E conclude: "Se la Comune collassò, ciò non fu dovuto per niente all'insufficiente sviluppo delle forze produttive: bensì fu conseguenza di una serie di fattori di natura politica: l'accerchiamento di Parigi e il suo isolamento rispetto alle province, le circostanze internazionali estremamente sfavorevoli, gli errori dei comunardi, eccetera." (18)
Così come per Lenin anche per quanto riguarda Trotsky non è possibile indicare tutti i riferimenti, diretti o indiretti, alla Comune, perché la Comune è per entrambi la stella polare cui guardare per ritrovare in ogni occasione l'orientamento. Citiamo solo alcuni dei testi più importanti in cui il discorso sulla Comune è approfondito.
Proprio nel corso degli eventi del 1917, a marzo scrive "La Comune di Parigi", un articolo per Novy Mir, settimanale in russo pubblicato a New York. Facendo un parallelo tra il 1871 e gli sviluppi rivoluzionari in Russia conclude: "La bandiera della Comune è la bandiera della Repubblica mondiale del lavoro." (19)
In Terrorismo e Comunismo (di cui, come abbiamo detto, parleremo in un prossimo articolo dedicato ai due "anti-Kautsky" di Lenin e Trotsky) tutta la polemica è fatta proponendo un raffronto tra la Comune del 1871 e la rivoluzione russa del 1917 e in particolare i capitoli V e VI di questo testo sono integralmente dedicati alla Comune per dimostrare - contro l'interpretazione di Kautsky - che l'obiettivo della Comune non fu la democrazia formale ma quella sostanziale, di classe.
Ma è nel testo "Gli insegnamenti della Comune di Parigi", scritto nel 1921 come prefazione a un libro di Talès, che lo studio si approfondisce e Trotsky, così come già avevano fatto Marx, Engels e Lenin, non si limita a elogiare la Comune ma la sottopone a una serrata critica, indicandone i molti errori. Facendo un confronto con la rivoluzione russa e col ruolo svolto da menscevichi e socialisti-rivoluzionari nella costituzione di governi borghesi dopo la rivoluzione di febbraio scrive: "La Comune arrivò troppo tardi. Essa avrebbe potuto prendere il potere il 4 settembre 1870 e permettere così al proletariato parigino di prendere la testa delle grandi masse lavoratrici (...). Invece il potere cadde nelle mani di chiacchieroni democratici, i deputati di Parigi." (20)
E ancora: nella splendida polemica La loro morale e la nostra (e nella successiva risposta a Victor Serge, "Moralisti e sicofanti contro il marxismo", scritta quando Serge era tornato alle sue posizioni anarchiche originarie e criticava "l'amoralismo" dei bolscevichi) (21), Trotsky rivendica la Comune per dimostrare la legittimità (dal punto di vista della morale rivoluzionaria) dell'impiego del "terrore rosso" da parte di uno Stato operaio contro i nemici che cercano di rovesciarlo. E' qui il riferimento al "decreto sugli ostaggi", alla fucilazione di alcuni prigionieri e ad altre misure di forza impiegate dal giovanissimo (25 anni) prefetto della Comune, Raoul Rigault. Rovesciando il buon senso comune dei "moralisti" alla Serge, Trotsky ricorda che uno degli errori che Engels imputava alla Comune era stato non l'uso del terrore ma al contrario la "eccessiva bonarietà" con i suoi nemici: errore che i bolscevichi cercarono di non ripetere.
Anche nella magistrale Storia della rivoluzione russa, il riferimento alla Comune e il paragone con l'Ottobre - per indicare similitudini e differenze - è costante.
Trotsky ricorda la polemica alla fine di agosto del 1917 di Lenin contro il dirigente bolscevico Zinovev (che, come si sa, era ostile a organizzare in quelle settimane l'insurrezione). Zinovev in un articolo pubblicato sulla Pravda il 30 agosto, intitolato "Quello che non bisogna fare", indica la Comune come esempio negativo. Lenin gli risponde, indirettamente, con un articolo pubblicato il 3 settembre in cui segnala che chi fa riferimento alla Comune presentandola come l'esempio fallimentare di una insurrezione prematura e pretende (come Zinovev) di dire che sarebbe prematura l'insurrezione in Russia fa "una allusione superficiale e persino stupida. Perché in primo luogo i bolscevichi hanno imparato qualcosa dopo il 1871. Essi non farebbero a meno di impadronirsi delle banche, non rinuncerebbero a un'offensiva contro Versailles: e in queste condizioni anche la Comune avrebbe potuto vincere". (22)
Ma lo studio di Trotsky va oltre e - come segnalò acutamente Nahuel Moreno, in una polemica con Ernest Mandel - Trotsky giunse "a fare una revisione completa della concezione classica della Comune."
Leggiamo cosa scrive Moreno: "Negli anni Trenta, polemizzando con la tendenza dei trotskisti francesi che editava il periodico La Commune, egli negò per la prima volta che la Comune [cioè la Comune composta da novanta rappresentanti eletti nelle elezioni parigine fatte dopo l'insurrezione, ndt] fosse una dittatura del proletariato (...). Trotsky segnala che la dittatura del proletariato risiedeva in un'altra organizzazione, nella Guardia Nazionale, l'organismo di lotta (...). La dittatura operaia fu l'organizzazione di coloro che lottavano e non quella di tutti i lavoratori di Parigi." (23) [i quali elessero la Comune a "suffragio universale", per quanto in realtà in queste elezioni parteciparono quasi solo lavoratori, dato che i borghesi erano scappati da Parigi, ndt].
Per Trotsky - segnala Moreno - l'equivalente in embrione nel 1871 del soviet del 1917 era la Guardia Nazionale (24), non l'assemblea elettiva municipale denominata Comune, la cui elezione fu considerata anche da Marx "una perdita di tempo" nel momento in cui bisognava invece attaccare il governo borghese che si era rifugiato a Versailles.
Peraltro Trotsky torna sul tema anche in un testo del 1933, "La natura di classe dello Stato sovietico", qui scrive: "Se Marx ed Engels hanno definito la Comune di Parigi 'dittatura del proletariato' è soltanto in virtù delle possibilità che si trovavano in essa. Ma in sé la Comune non era ancora la dittatura del proletariato." (25)
Ma perché la Comune era una dittatura del proletariato solo potenziale? Perché (questo è il senso del ragionamento di Trotsky, ripreso da Moreno) anche il "soviet" era solo embrionale e in esso mancava un partito marxista rivoluzionario che lo dirigesse.

 

La principale differenza tra il 1871 e il 1917: il partito

Si dice abitualmente che la differenza principale tra la Comune di Parigi e la rivoluzione russa è che nel 1871 non c'era il partito che rese possibile la vittoria del 1917.
Questa affermazione è vera anche se non è vero, a differenza di quanto credevano Lenin e Trotsky basandosi sulle conoscenze storiografiche dei loro tempi, che quel partito mancasse completamente. Come abbiamo dimostrato in un saggio (26) più approfondito sulla Comune (al quale ci permettiamo di rinviare solo perché non ci risultano altri studi recenti su questo tema), in realtà esisteva nella Comune un embrione di partito rivoluzionario: la Delegazione dei Venti arrondissements (cioè i quartieri in cui era ed è divisa Parigi).
Spesso, seguendo una leggenda inventata dallo stalinismo, si ritiene che la concezione del "partito d'avanguardia" sia una invenzione di Lenin, il quale in realtà ha solo perfezionato e realizzato un concetto che è già ben presente nell'opera e nell'azione di Marx. Marx ed Engels costruirono - o cercarono di costruire - partiti programmaticamente delimitati per tutta la loro vita di militanti politici, dal Comitato di Bruxelles (già nel 1846) alla Lega dei Comunisti, dalla Prima Internazionale alla socialdemocrazia tedesca, alla Seconda Internazionale (quest'ultima il solo Engels, essendo Marx morto prima). Per questo Marx era consapevole che la prima necessità degli operai di Parigi, davanti alla rivoluzione che si avvicinava, era quella di consolidare un loro partito, indipendente dalla borghesia. Nel Secondo indirizzo che scrive per l'Internazionale (9 settembre del 1870) consiglia: "[gli operai francesi] Utilizzino con calma e risolutamente tutte le possibilità offerte dalla libertà repubblicana, per lavorare alla loro organizzazione di classe." (27)
Purtroppo, come è noto, non furono gli operai a scegliere i tempi ma i loro avversari borghesi che sferrarono un attacco per cercare di disarmare la Guardia Nazionale. Fu in risposta a quell'attacco che gli operai insorsero e presero il potere il 18 marzo 1871.
Lenin e Trotsky, nelle loro analisi sulla Comune, riprendono questo tema, correttamente. Però entrambi affermano che la Comune mancava completamente di una direzione. E in questo si sbagliano.
Lenin afferma con insistenza in tutti i testi che dedica alla Comune che mancava completamente una direzione: pur ricordando che in Francia era stata molto attiva, dal 1864 in poi, la sezione dell'Internazionale, afferma categoricamente: "La Comune nacque spontaneamente. Nessuno l'aveva preparata coscientemente e metodicamente (...). Non c'era una organizzazione seria del proletariato (...)" (28) (i corsivi sono nostri).
In forma ancora più chiara, nel rapporto dell'8 marzo 1918 al VII Congresso bolscevico: "Gli stessi uomini che crearono la Comune non la capirono: essi la crearono con l'istinto geniale delle masse risvegliatesi, e nessuna delle tendenze in cui erano divisi i socialisti francesi si rese conto di ciò che essa faceva." (29)
Trotsky condivide il giudizio di Lenin e infatti scrive: "Il proletariato parigino non aveva né un partito né capi ai quali fosse strettamente legato dalle lotte precedenti." (30)
Non si può aspettarsi un'analisi più approfondita da Lenin e Trotsky perché si basavano sulle conoscenze che erano disponibili nel momento in cui scrivevano: Lenin soprattutto sul libro di Lissagaray (31), una buona cronaca ma politicamente molto superficiale scritta da un giornalista e militante rivoluzionario non marxista che partecipò alla Comune; e Trotsky sul libro di Talès (32), che a sua volta si basa su Lissagaray.
Solo con alcuni studi fatti dal 1960 in avanti è stato appurato che: 1) i membri dell'Internazionale non erano in minoranza: erano in realtà in maggioranza nella Comune eletta. E' vero invece che erano in minoranza le posizioni maggioritarie dell'Internazionale, cioè quelle di Marx; 2) vi fu poco di spontaneo nella Comune: era infatti in costruzione un partito, la Delegazione dei Venti arrondissements, nato nel settembre 1870, diretto dalle figure più vicine a Marx (come appunto Varlin) e (al contrario di quello che scrive Lissagaray) egemonizzato dai dirigenti dell'Ail (non a caso si riuniva in rue de la Corderie, dove aveva sede anche l'Ail), consolidatosi in un processo di scissione dalle componenti più moderate. Si tratta di un vero e proprio partito: con congressi, organismi, quote di affiliazione, iscrizione per i soli militanti, uno Statuto (articolo 1: "La Delegazione ha come obiettivo di centralizzare le forze democratico-socialiste di Parigi."), un programma di rovesciamento rivoluzionario della democrazia borghese (l'organizzazione "si batte per ottenere con ogni mezzo possibile la soppressione dei privilegi della borghesia, la sua scomparsa come casta dirigente e l'avvento politico dei lavoratori. In una parola, l'eguaglianza sociale"), un legame esplicitato (fin dallo Statuto) con l'Ail.
Soprattutto (qui sta l'errore di Lissagaray, cioè della fonte di Lenin e Trotsky) oggi sappiamo (avendo trovato i verbali) che la Delegazione non si sciolse a febbraio ma continuò a riunirsi fino alla caduta di Parigi e svolse un ruolo di primo piano durante i due mesi della Comune. (33)
Cosa vogliamo dire? Che sull'essenziale (la Comune fu sconfitta perché non disponeva di quel partito che riuscirono a costruire i comunisti russi) Lenin e Trotsky avevano ragione; ma che sottovalutavano (per mancanza di informazioni) il grado di organizzazione e costruzione del partito rivoluzionario che già era stato raggiunto dagli operai parigini. Senza quell'embrione di partito probabilmente non avremmo avuto nemmeno quell'embrione di soviet e quell'embrione di dittatura del proletariato di cui abbiamo parlato. Se al posto di un embrione ci fosse stato un partito marxista sviluppato, forse la Comune non sarebbe stata sconfitta.

 

Un lavoro da terminare

Capita spesso, anche in libri e articoli che esprimono posizioni corrette, di veder rappresentata la Comune come "una sconfitta". Certo, in termini immediati e da un punto di vista nazionale, la Comune fu una sconfitta: ma dal punto di vista generale e del movimento operaio internazionale fu e rimane una delle più grandi vittorie rivoluzionarie di tutti i tempi. Permise al marxismo di vincere la sua battaglia nella Prima Internazionale contro gli anarchici e di conoscere una nuova diffusione mondiale, con la costruzione di partiti in tutto il mondo. Anche il movimento rivoluzionario russo è figlio della Comune. La rivoluzione russa del 1917 ha un debito profondo con gli operai parigini del 1871, di cui Lenin e Trotsky erano consapevoli.
Marx scriveva nelle righe finali della Guerra civile in Francia: "Parigi operaia, con la sua Comune, sarà celebrata in eterno come l'araldo glorioso di una nuova società. (...) I suoi sterminatori, la storia li ha già inchiodati a quella gogna eterna dalla quale non riusciranno a riscattarli tutte le preghiere dei loro preti." (34)
La sua profezia si realizzò nell'Ottobre 1917, quando gli operai russi, guidati dai bolscevichi, iniziarono a costruire quella nuova società che gli operai francesi avevano annunciato. Agli operai rivoluzionari di tutto il mondo spetta oggi il compito di portare a termine il lavoro.

 

 

Note

(1) Citato da Georges Haupt, L'Internazionale socialista dalla Comune a Lenin (pagg. 61-62 dell'edizione italiana, Einaudi, 1978).

(2) Lev Trotsky, Le lezioni dell'Ottobre (1924) (in Opere scelte, volume 3, Prospettiva Edizioni, 1998, pag. 207).

(3) Nikolaj Gavrilovič Černyševskij (1828-1889), è autore del romanzo Che fare? (ed. Garzanti, 1979), scritto nel 1863 nel carcere dove era rinchiuso per le sue posizioni anti-zariste. Lenin riprese il titolo di quest'opera per il suo celebre libro del 1902 sul tema del partito.

(4) Per i testi di Lenin citiamo, qui e nelle note successive, dalla edizione delle Opere pubblicata dagli Editori Riuniti (1965): "In memoria della Comune" (1911) (volume 17, pag. 123 e sgg.); "Prefazione alla traduzione russa delle lettere di Marx a Kugelmann" (1907) (volume 12, pag. 92 e sgg.); "La guerra e la socialdemocrazia russa" (1914) (volume 21, pag. 16 e sgg.).

(5) V.I. Lenin, "Lettere da lontano" (1917) (Opere, volume 23, pag. 296 e sgg.).

(6) V.I. Lenin, "Sul dualismo del potere" (1917) (Opere, volume 24, pag. 29 e sgg.).

(7) V.I. Lenin, "Lettere sulla tattica" (1917) (Opere, volume 24, pag. 33 e sgg.).

(8) V.I. Lenin, "Tesi di Aprile" (1917) (Opere, volume 24, pag. 10 e sgg.).

(9) V.I. Lenin, "Il marxismo e lo Stato" (noto anche come "Quaderno azzurro", scritto tra il 1916 e i primi mesi del 1917) (Editori Riuniti, 1976).

(10) V.I. Lenin, Stato e rivoluzione (1918) (Opere, volume 25, pag. 361 e sgg.).

(11) Lev Trotsky, Storia della rivoluzione russa (1930) (ed. Mondadori, 1970, pag. 1020-1021).

(12) V.I. Lenin, La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky (1918) (Opere, volume 28, pag. 231 e sgg.).

(13) Lev Trotsky, Terrorismo e comunismo (1921) (Edizioni Il Comunista, 2010).

(14) V.I. Lenin, "Rapporto sulla democrazia borghese e la dittatura del proletariato, al I Congresso dell'Internazionale Comunista" (1919) (Opere, volume 28, pag. 461 e sgg.).

(15) V.I. Lenin, "Progetto di programma del Pcr (b)", VIII Congresso (1919) (Opere, volume 29, pag. 84 e sgg.).

(16) V.I. Lenin, in "In memoria della Comune" (1911) (Opere, volume 17, pag. 123 e sgg.).

(17) Friedrich Engels, Lettera a Sorge, 12 settembre 1874, in Marx-Engels, Lettere 1874-1879 (ed. Lotta Comunista, 2006, pag. 34 e sgg.).

(18) Lev Trotsky, "35 anni dopo: 1871-1906" (in Leon Trotsky on Paris Commune, Pathfinder Press, 1970, pag. 10 e sgg.), nostra traduzione dall'inglese.

(19) Lev Trotsky, "La Comune di Parigi" (marzo 1917) " (in Leon Trotsky on Paris Commune, Pathfinder Press, 1970, pag. 26 e sgg.), nostra traduzione dall'inglese.

(20) Lev Trotsky, "Gli insegnamenti della Comune di Parigi" (1921) (ed. Iskra, 1980, pag. 115).

(21) Lev Trotsky, La loro morale e la nostra (1938-1939) (ed. De Donato, 1967).

(22) Lev Trotsky, Storia della rivoluzione russa (1930) (ed. Mondadori, 1970, pag. 1040).

(23) Nahuel Moreno, La dictadura revolucionaria del proletariado (1979) (Ed. Marxismo Vivo, 2010, pag. 117-118), nostra traduzione dallo spagnolo. Il testo di Trotsky citato da Moreno è pubblicato in The crisis of the french section. 1935-1936, (Pathfinder Press, 1977).

(24) La Guardia Nazionale era una istituzione della Grande rivoluzione del 1789-1794. Ma se fino al 1848 era stata uno strumento nelle mani della borghesia, a partire dall'instaurazione della Terza Repubblica, nel settembre 1870, fu ricostituita come milizia composta da operai: trecentomila lavoratori in produzione svolgevano periodico addestramento militare ricevendo una paga. La struttura della Guardia Nazionale anticipava la struttura che assumeranno poi i soviet a partire dalla rivoluzione russa del 1905.

(25) Lev Trotsky, "La natura di classe dello Stato sovietico" (1933) (in Opere scelte, volume 5, Prospettiva Edizioni, 1995, pag. 399).

Per la precisione, fu Engels a parlare (con una forzatura polemica contro posizioni opportuniste) della Comune come di una "dittatura del proletariato" quando, nella prefazione del 1891 alla Guerra civile in Francia di Marx scrive: "Guardate la Comune di Parigi. Questa fu la dittatura del proletariato." In Marx non si trova nessun riferimento così categorico: Marx parla di una "tendenza" della Comune e la descrive come una specie di "embrione" di dittatura del proletariato (l'espressione embrione è nostra e nell'usarla, in assenza di meglio, ne segnaliamo la scarsa scientificità).

(26) Francesco Ricci, "La Comune di Parigi (1871): premessa della Comune di Pietrogrado (1917)" in Trotskismo oggi, rivista teorica del Pdac, n. 1, settembre 2011. L'articolo è stato scritto originariamente per le versioni in lingua spagnola e portoghese di Marxismo Vivo, rivista teorica della Lit-Quarta Internazionale, n. 16, dicembre 2007.

(27) Karl Marx, "Secondo Indirizzo del Consiglio generale sulla guerra franco-prussiana" in La guerra civile in Francia (Newton Compton Editori, 1973, pag. 83).

(28) V.I. Lenin, "In memoria della Comune" (1911) (Opere, volume 17, pag. 123).

(29) V.I. Lenin, "Rapporto sulla revisione del programma e il cambiamento della denominazione del partito" (1918) (Opere, volume 27, pag. 115).

(30) Lev Trotsky, "Gli insegnamenti della Comune di Parigi" (1921) (edizione Iskra, 1980, pag. 115).

(31) Prosper Olivier Lissagaray, Storia della Comune (1876) (Editori Riuniti, 1962).

(32) C. Talès, La Comune del 1871 (1921) (edizione Jaca Book, 1971).

Talès si basa quasi completamente sul libro di Lissagaray (v. nota 31) e aggiunge agli errori di questo autore altre analisi sbagliate: parla di "disfatta della Prima Internazionale dopo la Comune"; enfatizza il peso dei proudhoniani; dedica solo mezza pagina (densa di errori) all'embrione di partito di cui abbiamo parlato, cioè la Delegazione dei Venti arrondissements.

(33) Per approfondire il tema è fondamentale uno studio uscito in Francia nel 1960: Jean Dautry e Lucien Scheler, Le Comité Central Républicain des vingt arrondissements de Paris, Editions Sociales. Dautry è anche autore con Bruhat e Tersen (tutti di orientamento stalinista ma profondi conoscitori del tema) del più documentato studio sulla Comune: La Commune de 1871, Editions Sociales, 1970.

(34) Karl Marx, La guerra civile in Francia (Newton Compton Editori, 1973, pag. 142).

 

 

 

 

 

 

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