No Austerity
cresce
sala gremita per
l'assemblea del 2 febbraio a Maranello
di Davide
Primucci

La seconda assemblea del neonato
Coordinamento No austerity si è svolta lo scorso sabato 2 febbraio a Maranello,
in provincia di Modena, paese reso celebre dalla presenza dello stabilimento
della Ferrari.
Un successo per questa iniziativa che, nata a metà dicembre con l'assemblea di Cassina de' Pecchi (Milano), continua a raccogliere adesioni nel mondo operaio e sindacale, in particolare tra le realtà più combattive che si sono affacciate alla lotta in questi ultimi mesi. Non a caso tra i relatori era presente Mohamed Arafat del Si Cobas, protagonista e portavoce della lotta portata avanti dai lavoratori delle cooperative di facchinaggio che lavorano in appalto per Ikea. Al tavolo dei relatori hanno partecipato la compagna Fabiana Stefanoni del Coordinamento nazionale No Austerity, Davide Molinari del Collettivo Autonomo Studentesco di Modena e Paolo Ventrella, delegato Fiom in Ferrari. La platea era straripante: quasi un centinaio i presenti arrivati da diverse realtà di lotta emiliane e soprattutto (ma non solo) dal nord Italia; molti hanno dovuto rimanere in piedi.
Un successo per questa iniziativa che, nata a metà dicembre con l'assemblea di Cassina de' Pecchi (Milano), continua a raccogliere adesioni nel mondo operaio e sindacale, in particolare tra le realtà più combattive che si sono affacciate alla lotta in questi ultimi mesi. Non a caso tra i relatori era presente Mohamed Arafat del Si Cobas, protagonista e portavoce della lotta portata avanti dai lavoratori delle cooperative di facchinaggio che lavorano in appalto per Ikea. Al tavolo dei relatori hanno partecipato la compagna Fabiana Stefanoni del Coordinamento nazionale No Austerity, Davide Molinari del Collettivo Autonomo Studentesco di Modena e Paolo Ventrella, delegato Fiom in Ferrari. La platea era straripante: quasi un centinaio i presenti arrivati da diverse realtà di lotta emiliane e soprattutto (ma non solo) dal nord Italia; molti hanno dovuto rimanere in piedi.
Nell'introduzione Fabiana Stefanoni
ha ribadito come questo Coordinamento nasca dalla volontà di rispondere
all’attacco frontale portato avanti dal padronato in questi mesi e dalla
necessità di unire le lotte prescindendo dalle sigle sindacali e dalle diverse
appartenenze.
A differenza della Grecia, dove gli scioperi generali sono all’ordine del giorno, in Italia siamo ancora in una fase in cui molte vertenze vengono portate avanti senza alcuna connessione tra loro. No Austerity vuole essere un punto di connessione di tutte quelle lotte e vertenze che sono in atto, o ci sono state, nonostante le burocrazie sindacali abbiano lavorato per spegnerle e frammentarle.
A differenza della Grecia, dove gli scioperi generali sono all’ordine del giorno, in Italia siamo ancora in una fase in cui molte vertenze vengono portate avanti senza alcuna connessione tra loro. No Austerity vuole essere un punto di connessione di tutte quelle lotte e vertenze che sono in atto, o ci sono state, nonostante le burocrazie sindacali abbiano lavorato per spegnerle e frammentarle.
Anche Paolo Ventrella, della Fiom
Ferrari, ha spiegato che è necessario coordinarsi non solo per portare
avanti le lotte in modo unitario, ma anche per uscire dalle sabbie mobili
della ricetta dell’austerità. Per questo No Austerity sostiene una piattaforma
che abbia la forza di mettere in discussione il sistema economico in cui
viviamo.
Quando tocca a Mohamed Arafat intervenire, i compagni presenti in sala vengono subito attratti dalla sua esperienza. Mohamed, lavoratore egiziano, ha parlato a nome del Coordinamento in sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative. Arafat ha presentato la dura lotta nel mondo delle cooperative di facchinaggio che seguono in appalto i magazzini Ikea. Questa realtà è quella di un intero settore in cui lavorano perlopiù immigrati, un settore che comprende l’intero comparto nazionale legato alla logistica. Qui operano cooperative che gestiscono i magazzini e il movimento merci in appalto per i grandi nomi come Tnt e Gls, solo per citarne alcuni.
Mohamed, che lavora per Ikea tramite una coop in appalto, si è organizzato con i suoi compagni più combattivi nel Si.Cobas, piccolo sindacato forte nel settore. In questo modo, partendo da una situazione di assoluto ricatto e sfruttamento generalizzato, sono riusciti a mettere in difficoltà i padroni che li hanno sempre trattati alla stregua delle stesse merci che trasportano. Arafat ha spiegato che la loro forza è stata quella di mettere in campo forme di lotte alternative rispetto allo sciopero-passeggiata che contraddistingue i sindacati confederali. I lavoratori, non accettando nessun compromesso al ribasso e non piegando la testa di fronte alle minacce, hanno risposto con il blocco dei camion davanti i cancelli impedendo così la circolazione delle merci. Anche se inizialmente la lotta era basata su una mera rivendicazione salariale, si è andati oltre chiedendo la reale applicazione del contratto collettivo nazionale, ma è a questo punto che i lavoratori si rendono conto che quel contratto non è nemmeno il sogno che si aspettavano. In ogni caso la lotta è andata avanti e si è protratta per tre mesi con un presidio che partiva dalle 5 di mattino e continuava fino a sera. Solo con questa lotta ad oltranza, oggi, i lavoratori della logistica hanno conseguito importanti risultati. È stata rilevante anche l’unità che si è creata tra lavoratori nativi e immigrati: solo così, tutti uniti, i lavoratori delle cooperative hanno ottenuto il reintegro dei compagni iscritti al sindacato che erano stati allontanati dal padrone.
Ma la lotta nei magazzini Ikea è stata vinta anche grazie alla rete di solidarietà che si è creata intorno alla vertenza: Arafat ha sottolineato a sua volta l'importanza di un più stretto coordinamento delle lotte dei lavoratori di diversi settori, ma anche del supporto e della solidarietà ricevuta dagli attivisti del mondo studentesco e da alcune organizzazioni politiche (ricordiamo che le sezioni limitrofe del Pdac hanno portato la loro solidarietà fattiva e militante).
Quando tocca a Mohamed Arafat intervenire, i compagni presenti in sala vengono subito attratti dalla sua esperienza. Mohamed, lavoratore egiziano, ha parlato a nome del Coordinamento in sostegno alle lotte dei lavoratori delle cooperative. Arafat ha presentato la dura lotta nel mondo delle cooperative di facchinaggio che seguono in appalto i magazzini Ikea. Questa realtà è quella di un intero settore in cui lavorano perlopiù immigrati, un settore che comprende l’intero comparto nazionale legato alla logistica. Qui operano cooperative che gestiscono i magazzini e il movimento merci in appalto per i grandi nomi come Tnt e Gls, solo per citarne alcuni.
Mohamed, che lavora per Ikea tramite una coop in appalto, si è organizzato con i suoi compagni più combattivi nel Si.Cobas, piccolo sindacato forte nel settore. In questo modo, partendo da una situazione di assoluto ricatto e sfruttamento generalizzato, sono riusciti a mettere in difficoltà i padroni che li hanno sempre trattati alla stregua delle stesse merci che trasportano. Arafat ha spiegato che la loro forza è stata quella di mettere in campo forme di lotte alternative rispetto allo sciopero-passeggiata che contraddistingue i sindacati confederali. I lavoratori, non accettando nessun compromesso al ribasso e non piegando la testa di fronte alle minacce, hanno risposto con il blocco dei camion davanti i cancelli impedendo così la circolazione delle merci. Anche se inizialmente la lotta era basata su una mera rivendicazione salariale, si è andati oltre chiedendo la reale applicazione del contratto collettivo nazionale, ma è a questo punto che i lavoratori si rendono conto che quel contratto non è nemmeno il sogno che si aspettavano. In ogni caso la lotta è andata avanti e si è protratta per tre mesi con un presidio che partiva dalle 5 di mattino e continuava fino a sera. Solo con questa lotta ad oltranza, oggi, i lavoratori della logistica hanno conseguito importanti risultati. È stata rilevante anche l’unità che si è creata tra lavoratori nativi e immigrati: solo così, tutti uniti, i lavoratori delle cooperative hanno ottenuto il reintegro dei compagni iscritti al sindacato che erano stati allontanati dal padrone.
Ma la lotta nei magazzini Ikea è stata vinta anche grazie alla rete di solidarietà che si è creata intorno alla vertenza: Arafat ha sottolineato a sua volta l'importanza di un più stretto coordinamento delle lotte dei lavoratori di diversi settori, ma anche del supporto e della solidarietà ricevuta dagli attivisti del mondo studentesco e da alcune organizzazioni politiche (ricordiamo che le sezioni limitrofe del Pdac hanno portato la loro solidarietà fattiva e militante).
Dopo Arafat è stato il turno
di Davide Molinari in rappresentanza del Collettivo Autonomo Studentesco di
Modena: la parola d’ordine è l’unità tra studenti e lavoratori, concetto
ribadito anche nel dibattito con i partecipanti all’assemblea e con l’ordine del
giorno votato in conclusione dall’assemblea che appoggia la mobilitazione
studentesca del prossimo 15 febbraio. I collettivi studenteschi si sono mossi in
questi mesi per appoggiare le iniziative di lotta dei lavoratori delle
cooperative ma non solo. Gli studenti si pongono l’obiettivo di generalizzare i
conflitti e diffondere esperienze esemplcari come quella della lotta in Ikea. È
per questo che negli ultimi tempi gli studenti non si sono occupati solo dei
problemi dell’istruzione pubblica ma sono andati oltre, contrastando in prima
persona le politiche di rigore e di tagli a tutti i servizi pubblici e più in
generale le politiche del governo Monti e della Troika. Un modello da seguire è
quello della Val di Susa che da anni lotta contro il Tav senza cedere di un
passo, allo stesso modo deve proseguire la battaglia degli
studenti.
Prima di aprire il dibattito, Fabiana
Stefanoni ha evidenziato l'importanza di No Austerity e della giornata del 2
febbraio a Maranello, denominata "No padroni day": l’assemblea è stata ispirata
da un orizzonte opposto a quanto è avvenuto, nei giorni precedenti, a
Grugliasco, dove i padroni (Marchionne e Montezemolo) sono stati applauditi
dagli operai, sollecitati dai dirigenti della Fiom. A Maranello, invece, i
lavoratori contrastano i padroni perché No Austerity propone un programma di
classe consapevole degli interessi contrapposti tra padroni e
lavoratori.
Fin qui gli interventi dal tavolo dei
promotori dell’assemblea. Poi il dibattito, lungo e vivace, ha visto
avvicendarsi al microfono una ventina tra compagne e compagni che hanno dato il
proprio sostegno aderendo in pieno o aprendo una collaborazione (salvo un unico
distinguo) con il Coordinamento No Austerity. Tra gli altri hanno preso la
parola gli operai della Ferrari, membri del direttivo della Cub di Vicenza,
compagni del Coordinamento Migranti di Verona, attivisti Fiom di varie città,
lavoratori della Maserati e della Fiat Cnh di Modena, attivisti della Rete 28
aprile, studenti del Collettivo Studenti Scuola Pubblica di Vicenza, altri
operai Fiom e Cub di Bergamo e di Parma. Presenti in sala anche compagni in
rappresentanza del movimento antagonista fiorentino (a cui No Austerity ha
proposto un percorso di collaborazione), compagni del movimento antagonista
modenese (Centri sociale Guernica e Libera), operai dell'Acciaieria Arvedi di
Cremona.
Il distinguo di cui si parlava è relativo al circolo di Rifondazione Comunista di Modena che ha partecipato per esplicitare la propria intenzione di non aderire a No Austerity, questo per "divergenze politiche" (che non sono state né indicate né argomentate) con i promotori. In ogni caso ai compagni del Prc di Modena è stato chiesto in vari interventi di mettere da parte atteggiamenti di chiusura e di portare invece il loro contributo alla costruzione di No Austerity. Adriano Lotito, intervenendo a nome del Pdac (che ha confermato il proprio convinto sostegno a questa esperienza controcorrente), ha auspicato che oltre all'adesione in continua crescita di singoli attivisti di movimento, politici e sindacali, e di lavoratori, il successo di adesioni di tante realtà di lotta possa servire a convincere intere organizzazioni sindacali combattive e altri partiti che si richiamano al movimento operaio ad aderire e sostenere No Austerity per svilupparlo sull'intero territorio nazionale. Per quanto riguarda il Pdac, pur non pensando che si debba né si possa rimuovere le differenze che ci sono tra diversi soggetti politici e sindacali, riteniamo, ha spiegato Lotito, che sia necessaria una convergenza su una piattaforma unitaria di lotta, come è quella sostenuta da No Austerity, in cui, nella piena democrazia del dibattito, ciascuno porti la propria posizione.
Il distinguo di cui si parlava è relativo al circolo di Rifondazione Comunista di Modena che ha partecipato per esplicitare la propria intenzione di non aderire a No Austerity, questo per "divergenze politiche" (che non sono state né indicate né argomentate) con i promotori. In ogni caso ai compagni del Prc di Modena è stato chiesto in vari interventi di mettere da parte atteggiamenti di chiusura e di portare invece il loro contributo alla costruzione di No Austerity. Adriano Lotito, intervenendo a nome del Pdac (che ha confermato il proprio convinto sostegno a questa esperienza controcorrente), ha auspicato che oltre all'adesione in continua crescita di singoli attivisti di movimento, politici e sindacali, e di lavoratori, il successo di adesioni di tante realtà di lotta possa servire a convincere intere organizzazioni sindacali combattive e altri partiti che si richiamano al movimento operaio ad aderire e sostenere No Austerity per svilupparlo sull'intero territorio nazionale. Per quanto riguarda il Pdac, pur non pensando che si debba né si possa rimuovere le differenze che ci sono tra diversi soggetti politici e sindacali, riteniamo, ha spiegato Lotito, che sia necessaria una convergenza su una piattaforma unitaria di lotta, come è quella sostenuta da No Austerity, in cui, nella piena democrazia del dibattito, ciascuno porti la propria posizione.
Concluso il dibattito, prima di
approvare alcuni ordini del giorno proposti dalle realtà presenti in sala,
l’assemblea ha deciso all’unanimità di: organizzare la prossima assemblea di No
Austerity ad Avellino, insieme con gli operai della Fiat-Irisbus e con le realtà
di lotta (operaie, studentesche e di movimento) del territorio campano e del
sud; portare sostegno e solidarietà attiva alle iniziative di lotta dei
lavoratori delle cooperative, sia partecipando ai picchetti e alle
manifestazioni che verranno organizzati nei prossimi mesi sia sostenendo la
cassa di resistenza per le lotte delle cooperative. Infine sono stati votati
vari ordini del giorno di solidarietà con la lotta dei lavoratori del gruppo
Fiat di Modena; con gli operai della cartiera Burgo di Mantova (che rischiano il
licenziamento di massa); con gli immigrati terremotati della zona modenese,
privati di tutto, dal lavoro alla casa. Un ultimo ordine del giorno ha
confermato il sostegno e la partecipazione alla mobilitazione studentesca
nazionale del prossimo 15 febbraio.