Germania, accordo dei
metalmeccanici
La burocrazia ostacola la lotta
operaia
di Alberto Madoglio
L’accordo
raggiunto nei giorni scorsi in un Land (entità federale) della Germania tra
datori di lavoro e la rappresentanza sindacale dei metalmeccanici (Ig Metall)
ha riscosso una grande attenzione tra i politici, sindacalisti, padroni e allo
stesso tempo ha conquisto ampio spazio sui maggiori mass media del Paese. “I
lavoratori hanno finalmente ottenuto una consistente riduzione dell’orario di
lavoro”. Questo, con diverse piccole variazioni, è quanto si è raccontato in
Italia.
Le
cose in verità sono molto diverse dalla propaganda. Come raccontato in un
articolo apparso giorni fa sul nostro sito, di Daniel Sugasti,
i metalmeccanici tedeschi avevano dato inizio a una mobilitazione come non si
verificava da molti anni. I burocrati sindacali tedeschi, come i loro compari
del Belpaese, temendo la crescita della mobilitazione operaia, e consapevoli di
non potere controllare a lungo la lotta, hanno cercato a ogni costo di
raggiungere un accordo con i padroni. Questi ultimi avevano le stesse
preoccupazione della controparte sindacale, e quindi possiamo immaginare che
siano stati ben lieti di siglare un’intesa volta a far tornare i lavoratori in
buon ordine nelle fabbriche.
L’intesa
raggiunta è bel lungi dall’essere quella vittoria per gli operai che viene
descritta. La riduzione a 28 ore lavorative avviene con una diminuzione
salariale (compensata parzialmente con 8 giorni di permessi), vale solo per due
anni, per i lavoratori che devono accudire famigliari (per chi non rientra in
questa casistica è possibile chiedere lo stesso una riduzione, ma solo nel limite
del 10% della forza lavoro). In ogni caso saranno i comitati di sorveglianza
aziendali che, in ultima istanza, potranno accettare o respingere le richieste.
Vantaggi della cogestione. Gli aumenti salariali ottenuti sono del 4,3%,meno di
quanto richiesto (6%) e infinitamente meno di quanto le industrie
automobilistiche hanno guadagnato negli ultimi tempi.
Di
contro le imprese hanno ottenuto la possibilità di aumentare, senza molte
restrizioni, la quota di lavoratori da impiegare per un orario mensile di 40
ore, ma soprattutto, come dicevamo in apertura, hanno posto le basi per
smobilitare una lotta che aveva la potenzialità di estendersi ad altri settori
di classe presenti nel Paese. Una lotta generalizzata e estesa nel tempo del
più forte proletariato d’Europa era un rischio che padroni e burocrati dovevano
a ogni costo evitare. Vedremo quale sarà la risposta operaia a questa intesa.
Dedichiamo
ora qualche riga per commentare le analisi di parte sindacali avvenute in
Italia.
I
meno giovani ricorderanno senza dubbio il titolo di una famosa rivista satirica,
Cuore. In uno dei suoi numeri più celebri, il titolo di apertura fu
“Hanno la faccia come il culo”. Questo è ciò che ci è venuto in mente leggendo
la dichiarazione rilasciata oggi a Repubblica da Susanna Camusso
riguardo quanto avvenuto in Germania. “(per la Cgil) l’aumento del4,3% mi pare
un risultato significativo che possiamo subito diffondere in Italia in questa
stagione in cui i salari devono crescere.”
C’è
da rimanere esterrefatti! Al di là del giudizio di merito sull’accordo, la
segretaria della Cgil sembra dimenticare cosa sono stati i rinnovi contrattuali
in questi anni. Le varie categorie della Cgil hanno siglato accordi che non
solo non hanno recuperato nulla di quanto perso negli anni della crisi, ma anzi
sono stati veri e propri rinnovi di “restituzione”, in cui i lavoratori hanno
restituito ai padroni salario e diritti, pur mascherando il tutto con alchimie
contrattuali degni del miglior azzeccagarbugli. Dai metalmeccanici ai chimici,
dai bancari al pubblico impiego, fino ad arrivare al caso limite avvenuto nella
grande distribuzione, in cui Cgil, Cisl e Uil siglavano due anni fa un intesa
coi padroni per cui i già miseri aumenti venivano bloccati a causa, citiamo
testualmente, “del perdurare della crisi economica”. Crisi che, per i capi
della Cgil, devono ovviamente pagare i lavoratori.
Alla
Camusso bisognerebbe ricordare un vecchio aforisma attribuito a Lincoln “Potete
ingannare tutti per qualche tempo e alcuni per tutto il tempo, ma non potete
ingannare tutti per sempre”. Appunto. La pazienza dei lavoratori non durerà in
eterno: e chi li ha ingannati in questi anni sarà chiamato prima o poi a
risponderne nelle piazze.
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