Partito di Alternativa Comunista

Il governo Meloni si appresta a svendere Ita Airways.

Il governo Meloni si appresta a svendere Ita Airways.

Che ne sarà dei lavoratori e delle lavoratrici della ex compagnia di bandiera?

 

 

 

Intervista a Daniele Cofani, ex operaio Alitalia ora Atitech

 

 

Daniele, sulla stampa si parla ormai esplicitamente, in relazione alla ex compagnia di bandiera, di «piano di privatizzazione»: a breve probabilmente verrà svenduto il 40% della compagnia, tra un po’ si arriverà al 100%. Eppure in campagna elettorale si parlava di difesa di Alitalia come «patrimonio nazionale». Che lezioni trarre da questa esperienza?

È proprio così. Riguardo al futuro di Ita Airways, da settimane si parla e scrive, nei vari media di regime, dell’imminente vendita e privatizzazione della nano-compagnia pubblica, al netto delle tante e nauseanti chiacchere preelettorali che hanno avvolto di ipocrisia e opportunismo la questione Alitalia in questo ennesimo cambio di governo. Proprio il 27 gennaio il Mef ha firmato un memorandum d’intesa con Lufthansa dopo che quest’ultima aveva inviato al Mef stesso una lettera di intenti il 18 gennaio (1): ora avranno a disposizione 60 giorni per mettere a punto un accordo con cui il colosso dell’aviazione tedesco possa rilevare, in prima battuta, il 40% di Ita per poi arrivare al totale controllo della ex compagnia di bandiera attraverso l’acquisizione del 100% delle quote azionarie.
Rispetto a quello che sta accadendo ci sono da evidenziare due fatti che sono dei veri e propri primati: il primo è che Ita rappresenta la nazionalizzazione più rapida che si ricordi (meno di due anni); la seconda è la promessa elettorale più velocemente disattesa nella storia repubblicana italiana. Nei fatti il governo Meloni e Fratelli d’Italia, con in testa il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, sono passati dalla «difesa patriottica» dei «patrimoni nazionali» alla svendita della compagnia di bandiera in pochi mesi di governo mediante un lavoro certosino con l’approvazione di decreti ad hoc.
Chiaramente a noi tutto ciò non ha sorpreso, ma per quanto riguarda le illusioni elettorali, come già successo in passato, diversi colleghi e colleghe sono caduti nel tranello delle promesse a buon mercato, soprattutto dopo che un governo - quello Draghi sostenuto anche da Pd, Leu e M5s - ha attaccato pesantemente la categoria a favore degli interessi delle multinazionali.
Come per tutto il percorso della vertenza, anche in questo caso possiamo affermare che il comitato Tutti A Bordo è stato tra i pochi a mantenere la barra dritta rispetto alla propria indipendenza dai vari governi (ben tre dalla presentazione del piano Ita) e dai vari partiti dell’arco parlamentare, esprimendo la propria posizione nelle piazze come anche attraverso un comunicato pre-elettorale nel merito (2). Per rispondere quindi alla domanda su quale sia la lezione più importante che abbiamo tratto da questa esperienza, possiamo dire che, al netto del colore politico, abbiamo compreso che all’interno di questo sistema economico qualsiasi governo sarà sempre la rappresentazione diretta degli interessi della grande borghesia, interessi che non si potranno mai conciliare con le reali esigenze della classe lavoratrice che sarà sempre costretta a lottare per difendere i propri diritti. Quindi come lavoratori e lavoratrici dovremmo continuare a costruire piattaforme rivendicative indipendenti oltre che dai governi anche dalle burocrazie sindacali sempre pronte a svendere le nostre lotte.   

 

C’è una cosa di cui la stampa borghese non parla: il costo umano dello smantellamento di Alitalia. Com’è la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici ex Alitalia?

Dici bene… e rimane a noi lavoratori l’onere di raccontare la realtà dei fatti attraverso le nostre organizzazioni sindacali, i nostri comitati ma anche attraverso la stampa di classe e indipendente come Progetto comunista e le pagine del sito di Alternativa comunista. Per rispondere alla domanda, è drammatica la situazione dei lavoratori e delle lavoratrici ex Alitalia: dal 15 ottobre 2021 (decollo di Ita) stiamo vivendo situazioni di difficoltà differenti a seconda della nostra condizione particolare.
Oggi, dopo lo smantellamento di Alitalia, ci troviamo con la metà dei sui ex dipendenti in cassa integrazione (circa 4500) e altrettanti assunti nelle varie società generate dallo spezzatino: parliamo di Ita, Swissport (che ha rilevato in ramo handling il 14 luglio 2022) e Atitech (che ha rilevato il ramo manutenzione il 1° novembre 2022). Senza dubbio i colleghi e le colleghe che stanno pagando il prezzo più alto della demolizione di Alitalia sono coloro che sono stati posti in regime di cassa integrazione, non essendo stati assunti dalle tre diverse società al momento dei passaggi di attività. La gran parte di queste lavoratrici e di questi lavoratori sono stati discriminati al momento delle varie «selezioni», quando ha prevalso più la tessera sindacale che si aveva in tasca che i criteri sociali e di anzianità: oggi stanno vivendo una situazione di insicurezza occupazionale e salariale con continui ritardi nei pagamenti e tagli agli ammortizzatori sociali voluti dal precedente governo ma messi in atto dall’odierno. Sono lo zoccolo duro che continua a stare in piazza, soprattutto perché stanno vivendo sulla propria pelle, più di altri, il tradimento di determinate direzioni sindacali e dei vari governi che li hanno lasciati senza lavoro e sotto ricatto salariale.
Ci sono poi le lavoratrici e i lavoratori che sono stati assunti dalle varie società che, pur chiaramente in una migliore condizione rispetto ai colleghi in cassa integrazione, stanno subendo dei forti tagli alle condizioni economiche e normative: il contratto di Ita è il peggiore in essere tra le compagnie major ma anche tra le low cost, sia per quanto riguarda i salari sia per le condizioni di lavoro (ferie, riposi, orario di lavoro, ecc); proprio in queste settimane è in atto una pantomima tra governo, sindacati firmatari (che contestano i livelli salariali) e Ita: mentre promettono di migliorare il contratto introdotto da Altavilla, si dimenticano di dire che lo hanno approvato e sottoscritto il dicembre 2021! Ci sono poi i lavoratori e le lavoratrici di Swissport e Atitech che sono stati assunti attraverso degli accordi simili, nelle modalità e nei contenuti, a quello capestro del 2 dicembre (solo la Cub trasporti non ha firmato tali accordi): in Swissport è tuttora applicato un contratto nazionale dei vettori meno remunerativo rispetto a quello dell’handling e sono state introdotte nuove forme di precariato come i contratti in distacco che, oltre ad essere discriminatori, hanno permesso a Swissport di escludere lavoratori «indesiderati» al momento della loro stabilizzazione. Inoltre, in Swissport, come anche in Atitech, sono stati cancellati in pochi mesi diritti acquisiti come il trasporto aziendale e la mensa, quest’ultima sostituita da ticket il cui valore non garantisce un pasto dignitoso soprattutto per gli operai Atitech a cui stanno rilasciando un ticket giornaliero pari a soli 6 euro. Infine, per quanto riguarda Atitech, sono riusciti addirittura ad andare ben oltre le peggiori previsioni: il 6 febbraio la società napoletana ha aperto una procedura di cassa integrazione per «riorganizzazione aziendale» della durata di due anni e per un massimo di 400 lavoratori su un organico di 690, contestualmente promettono investimenti che, nella migliore delle ipotesi, verranno pagati dagli operai in cassa integrazione e dalla collettività e, nella peggiore, saranno funzionali a ulteriori passaggi di mano o dismissioni di attività. Quanto detto potrebbe peggiorare con l’arrivo di Lufthansa che sicuramente cercherà di tutelare gli interessi dei propri azionisti.

 

Tu Daniele sei tra i volti più noti della lotta in Alitalia: una delle lotte più importanti degli ultimi anni, che ha mobilitato un gran numero di lavoratrici e lavoratori. Più volte in migliaia siete scesi in piazza e in lotta. Inoltre, avete saputo costruire un’unità di lotta che è andata al di là degli steccati sindacali e ha saputo convergere con altre esperienze, operaie e non solo. Che bilancio fai di questa mobilitazione?

Ci tengo a ricordare che a dicembre 2021 è stato pubblicato un libro sulla lotta Alitalia (3) che raccoglie una serie di miei articoli, più alcuni importanti contributi esterni, scritti dalla vittoria del referendum del 2017 fino alla battaglia contro il piano Ita. Nel libro si possono trovare molti racconti, aneddoti e testimonianze che ripercorrono l’importante percorso di lotta dei lavoratori e delle lavoratrici Alitalia, come anche la bellissima esperienza del comitato Tutti A Bordo. Oggi, pur ritrovandoci in un momento di riflusso della lotta Alitalia, che è anche un po' il riflesso della situazione odierna in Italia, permane comunque uno zoccolo duro di lavoratori e lavoratrici che continua a presidiare le piazze e a promuovere iniziate per rivendicare giustizia sociale contro le discriminazioni subite. Vogliamo riappropriarci del nostro posto di lavoro alle stesse medesime condizioni che, pur nelle difficoltà, unitariamente si era riusciti a difendere e tutelare in Alitalia: un esempio fu proprio il referendum del 2017 che respinse un accordo a perdere.
Oggi senza dubbio ci stiamo leccando le ferite per una cocente sconfitta che arriva dopo mesi di caparbia lotta, in cui i lavoratori e le lavoratrici, che hanno riempito e animato le assemblee, le piazze e i cortei, non possono recriminare nulla a sé stessi, ancora di meno coloro che hanno tentato e sono riusciti a costruirsi uno strumento di aggregazione e lotta come il comitato Tutti A Bordo, senza il quale la lotta Alitalia non sarebbe riuscita ad unirsi alle tante altre lotte del Paese, facendo conoscere le proprie ragioni e costruendo reale solidarietà di classe, anche superando steccati sindacali, settoriali e territoriali.
Per come intendiamo noi la lotta di classe, già solo questo ci porta a fare un bilancio positivo della mobilitazione in termini generali, al netto del risultato finale che ci induce però a fare un altro ragionamento sulla necessità non solo di organizzarci come classe all’interno delle nostre organizzazioni sindacali e comitati, nel tentativo di difendere o conquistare rivendicazioni democratiche come l’occupazione, il salario, i diritti o, come nel nostro caso, una compagnia di bandiera unica, e pubblica sotto il controllo dei lavoratori. Ma ci deve far comprendere anche che questo sistema, concepito esclusivamente in funzione del profitto di pochi miliardari rispetto alla stragrande maggioranza dell’umanità, non potrà mai dare risposte alle nostre esigenze. Anzi le continue crisi del capitalismo ci stanno portando verso la distruzione del Pianeta con devastazione ambientale, guerre criminali di conquista (come quella portata avanti dalla Russia di Putin), pandemie e crisi migratorie.
Contro tutto ciò dobbiamo assolutamente organizzarci politicamente, ma non nel tentativo illusorio di cambiare lo stato delle cose all’interno del parlamento e istituzioni - che sono sotto il totale controllo di Confindustria - ma costruendo quello strumento (il Partito) che, a partire dalle lotte, possa mettere in discussione il capitalismo, per rovesciarlo e sostituirlo con sistema senza più oppressione e sfruttamento: il socialismo!     

 

Note

(1)www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2023/01/18/lufthansa-presenta-offerta-per-quota-ita_c059c4e8-b2db-49c0-a92d-bdabd013f943.html

(2)https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0315F5keuCohCjsuTBWqBWoDFpkiRVyqcfmnWwDW1RsbHxRDPEw7Y5fGTM7a9rhCWSl&id=109976764725271

(3)www.partitodialternativacomunista.org/politica/nazionale/e-uscito-il-libro-sulla-lotta-in-alitalia

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