Cpr di Ponte Galeria: un altro omicidio di Stato
Pdac Roma
Nella mattinata di domenica 4 febbraio, presso il Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria (Roma), è stato trovato impiccato con un lenzuolo un giovane di 22 anni originario della Guinea. Ousmane si chiamava il giovane ragazzo, arrivato a Roma il 27 gennaio dopo essere stato trasferito dal Cpr di Trapani - dove era stato rinchiuso senza nessuna colpa - al Cpr di Ponte Galeria, dove era rimasto privo di qualsiasi notizia rispetto al proprio futuro.
Ousmane, prima di togliersi la vita, ha disegnato un suo ritratto e lasciato un messaggio sul muro della propria cella, in cui rappresentava la grande nostalgia per l’Africa e la propria famiglia, nonché l’angoscia per i trattamenti subiti dalle forze dell’ordine. Infine esprimeva un ultimo desiderio: che il suo corpo fosse rimpatriato in Guinea.
A seguito della notizia giunta agli altri immigrati detenuti a Ponte Galeria, è esplosa una rivolta all’interno del Cpr con un tentativo di fuga attraverso un cancello preso di mira dal lancio di sassi e oggetti trovati all’interno del Centro. Non si è fatto aspettare l'intervento della celere (polizia), che con la forza ha sedato la rivolta in corso nonostante un tentativo di resistenza da parte degli immigrati: dicono che tre militari sono rimasti feriti, ma non abbiamo notizie delle condizioni degli immigrati.
Quello di Ousmane è l’ennesimo delitto di Stato, con leggi razziste e xenofobe che vengono approvate e peggiorate a ogni cambio di governo, sia da parte della «sinistra» che della destra. Ultimo in ordine cronologico è l’ennesimo decreto sicurezza, questa volta a firma Meloni-Salvini, che va a peggiorare le già pessime condizioni all’interno dei Cpr, prolungando la detenzione per gli immigrati - considerati «clandestini» - fino a 18 mesi, istituendo inoltre un nuovo reato, quello di rivolta in carcere o nei centri per migranti, con nuove pene previste anche per chi «istiga» la rivolta all’esterno delle strutture. Questo decreto verrà sicuramente usato contro quegli immigrati che si sono giustamente ribellati dopo aver saputo della morte del proprio compagno.
Oltre a mandare le nostre più sentite condoglianze alla famiglia di Ousmane, come Alternativa Comunista continueremo a lottare contro la barbarie di questo sistema, il capitalismo, che per proteggere i profitti di poche centinaia di capitalisti distrugge il Pianeta e l’intera umanità, attraverso varie forme di oppressione e lo sfruttamento di milioni di lavoratori e lavoratrici di tutto il mondo.
Contro tutto ciò non ci resta che unire le lotte sindacali, studentesche, sociali e di movimento per cambiare i rapporti di forza a nostro favore contro i padroni, contro i governi e contro tutto il sistema socio-economico: non possiamo che partire dalle grandi mobilitazioni a sostegno della eroica resistenza palestinese e contro la violenza e la discriminazione di genere.