Portogallo
Il referendum sull'aborto
Flor Neves*
L'11 febbraio in Portogallo si è
tenuto un referendum sulla Depenalizzazione della Interruzione Volontaria di
Gravidanza. È stata la seconda volta che nel Paese si è tenuto un referendum su
questo tema, visto che l'aborto in Portogallo continuava a essere un crimine,
con l'eccezione dei casi in cui la gravidanza costituisse un pericolo di morte
o di pericolo grave per la salute fisica e psichica della donna, in caso di
malformazione congenita o danno incurabile del feto o in caso di stupro. La
legge in vigore prevede la criminalizzazione della donna per l'interruzione
volontaria di gravidanza, prevedendo l'inchiesta poliziesca, l'indagine da
parte del pubblico ministero e la condanna della donna per questa pratica (fra
il 1998 e il 2003 si sono avute 30 mila condanne): la pena può arrivare fino a
tre anni di prigione. In Europa l'interruzione volontaria di gravidanza
continua ad essere illegale solo in Polonia, Malta e Irlanda, mentre nella
maggior parte dei Paesi d'Europa, come in Italia, questa pratica è
"legalizzata".
Se il primo referendum (1998)
diede la vittoria al No alla depenalizzazione (50,91% per il No e 49,09 per il
Sì), il referendum dello scorso 11 febbraio ha dato una vittoria piena al Sì,
con il 59% di voti per il Sì (2.238.053 voti) su un 41% di No (1.539.078 voti).
Il referendum è stato caratterizzato da un'alta astensione (56%), benché
inferiore all'astensione del 1998.
La vittoria del Sì nel referendum
ha costituito un'importante conquista democratica per le donne e per la classe
lavoratrice portoghese, cioè i settori che più subivano la repressione
dell'aborto. Per questo vediamo in questo risultato un'importante vittoria.
Tuttavia, se questo referendum ha
costituito una vittoria per le donne e i lavoratori del Paese, esso ha anche
rinforzato relativamente il governo borghese in carica, che ha fatto campagna
per il Sì. Di fatto il governo di José Socrates (Partito socialista) ha tentato
fin dall'inizio con questo referendum di sviare l'attenzione dei lavoratori
dalla dura offensiva che sta conducendo contro i loro diritti: indennità di
maternità, sanità e scuola, pensioni e salari ecc. Dopo i mesi di ottobre e
novembre, il governo ha dovuto fronteggiare manifestazioni con migliaia di
persone, come non se ne vedevano da alcuni anni, e diversi scioperi, dal
settore della funzione pubblica a quello della metropolitana di Lisbona: con il
referendum il governo è riuscito a deviare, per quasi due mesi, l'attenzione
dai grandi temi di attualità politica delle lotte contro il governo al tema del
referendum.
Quindi Socrates (così come
Zapatero in Spagna) ha utilizzato il referendum per rafforzare la sua politica
neoliberale, concedendo una parziale legalizzazione dell'aborto così da coprire
con una veste di "sinistra" la sua reale politica di destra. È
riuscito così a far vincere la posizione che difendeva, ottenendo con questa
stessa posizione di smontare coscientemente l'ascesa delle lotte contro le sue
politiche antipopolari, canalizzando l'energia di massa verso l'attività per il
Sì al referendum. In tutto ciò, ha avuto come alleati il Partito comunista
portoghese e il Bloco de Esquerda (Blocco
di sinistra), che hanno fatto campagna per il Sì senza differenziarsi dal
governo e hanno infatti tenuto un basso profilo nella campagna nel nome del non
rompere l'unità del fronte del Sì.
In realtà la battaglia non tocca
solo il tema dell'aborto in sé. È necessario che sia il Servizio sanitario
nazionale a garantire l'interruzione volontaria di gravidanza, altrimenti di
fatto non cambia nulla. È necessaria una politica di accesso gratuito e
facilitato ai metodi contraccettivi, una campagna di pianificazione famigliare
e lo sviluppo dei corsi di educazione sessuale nelle scuole. In relazione a
tutto ciò il governo si è mostrato ambiguo, mentre si tratta di una lotta
fondamentale perché le donne e la classe lavoratrice in generale possano
realmente beneficiare della vittoria del Sì al referendum.
È quindi la lotta contro le
politiche del governo che deve continuare: nelle scuole, nei luoghi di lavoro,
per costruire un'alternativa combattiva che possa essere il germe delle
prossime lotte contro il governo, lotte che prima o poi sorgeranno in
opposizione alle norme dell'Unione Europea e al Patto di Stabilità e Crescita,
che implicano nuovi e duri attacchi contro i lavoratori.
Noi continueremo a stare in
queste lotte per costruire un'alternativa rivoluzionaria.
*Dirigente dei giovani di Ruptura-Fer, sezione portoghese della Lit